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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-30

Il premier coi suoi è stato chiaro: "Io non rinuncio alla legge passata al Senato

perché rappresenta la soluzione definitiva, anche se approviamo il legittimo impedimento"

Berlusconi sprona il Guardasigilli "Dividere le toghe, avanti con la legge"

Ma la Cassazione gela il governo: mai parlato a favore di LIANA MILELLA

La mappa dell'Italia giudiziaria nelle relazioni dei presidenti di Corte d'Appello

MILANO - I problemi di fondo sono comuni un po' a tutti: mancanza di risorse, di personale, di mezzi e addirittura di sedi adeguate.

I mali della giustizia si scontrano anche con una situazione di fatto che rende il lavoro dei magistrati particolarmente complicato.

Da nord a sud, tuttavia, ogni corte d'appello si trova anche alle prese con le peculiarità che i rispettivi territori offrono dal punto di vista delle esigenze operative, ovvero i tipi di reato su cui le toghe sono chiamate ad operare.

Ecco una mappa dell'Italia alla sbarra, così come emerge dalle relazioni dei presidenti delle Corti d'appello presentate in occasione delle cerimonie di avvio del nuovo anno giudiziario.

Il pizzo mette Messina in ginocchio, giustizia civile "come un tumore" a Roma

Processo breve: sì, ma con potenziamento risorse umane e materiali

"Basta conflitti tra magistrati e politica"

Il procuratore generale della Cassazione all'apertura dell'anno giudiziario:

"Contrasti non più tollerabili"

Il presidente della Cassazione: c'è un abuso del processo

Incredibile ma vero: i giudici italiani sono tra i più produttivi d'Europa (bissano spagnoli, francesi, tedeschi, superano di 50 volte gli inglesi e gli ermellini della Cassazione sono secondi soltanto agli svedesi); eppure, i nostri processi sono più lenti che in Gabon o a Sao Tome (1.210 giorni per il recupero di un credito, quattro volte più che in Francia e sei volte il tempo impiegato in Corea).

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

Prima Giustizia a Termine per tutti, dopo Ingiustizia sarà dove c'e prescrizione !

Non c'e bisogno di indicare altre considerazioni di quelle illustrate più sotto dal Primo Presidente della Cassazione.

Esposizione chiarissima che indica i mali da debellare per rendere giustizia al Popolo Italiano, e non l'ingiustizia fatta legge della prescrizione dei processi che durano più di quanto stabilito dalla nuova giustizia a termine.

Leggete la relazione completa del Primo Presidente cliccando qui sopra.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

I PUNTI SALIENTI DEL DISCORSO DEL " Primo Presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone:

Incredibile ma vero: i giudici italiani sono tra i più produttivi d'Europa (bissano spagnoli, francesi, tedeschi, superano di 50 volte gli inglesi e gli ermellini della Cassazione sono secondi soltanto agli svedesi); eppure, i nostri processi sono più lenti che in Gabon o a Sao Tome (1.210 giorni per il recupero di un credito, quattro volte più che in Francia e sei volte il tempo impiegato in Corea).

Qual è, allora, il problema della cronica crisi della giustizia? "Il problema principale

alzando lo sguardo verso la platea (in prima fila ci sono il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il premier Silvio Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, è solo in parte nella quantità di risorse, scarse e di scarsa qualità " (la spesa della giustizia per abitante è scesa da 134 euro nel 2008 a 122 nel 2010); "il "problema principale è nell'abuso del ricorso al processo, nella mancanza di filtri all'abnorme quantità di contenzioso (10 volte superiore a quello dei partner europei), nel numero eccessivo di avvocati (230.000, ovvero 26,4 per ogni giudice, mentre in Francia il rapporto è 7,1, in Germania 6,9, in Inghilterra 3,2), nella mancanza di alternative (sinora) al ricorso al giudice".

"Serve più professionalità, capacità organizzativa, rigore, autodisciplina e riservatezza da parte dei magistrati", aggiunge il primo presidente (che in precedenza aveva stigmatizzato "la partecipazione di giudici ai talk show televisivi", guadagnadosi un "Bene, giusto!" di Berlusconi); ma, prima ancora, "serve un disegno organico e di ampio respiro" di riforme ("non dettate dalla cronaca ") per ridurre la domanda. "Senza questo disegno" è difficile pensare che "per legge" si possa "imporre" un processo "breve ed efficace ".

È stato questo l'unico riferimento – indiretto – al "processo breve" contenuto nelle 211 cartelle della relazione di Carbone, applauditissima dentro e fuori l'Aula magna del palazzaccio, dove ieri si è aperto l'anno giudiziario 2010. Una relazione zeppa di dati (tratti da documenti internazionali o elaborati per lo più dall'ufficio statistiche e del massimario della Cassazione) che fotografano a tutto tondo la "crisi" della giustizia, con il

colossale arretrato" della giustizia civile da smaltire ricorrendo a un "piano straordinario ";

con le sue lungaggini, costate finora allo Stato 150 milioni di risarcimenti, senza contare il debito pregresso di 117 milioni

"ottocentesca geografia giudiziaria" che "contrasta con i principi di buona organizzazione degli uffici pubblici" (Berlusconi e Alfano abbassano lo sguardo) e che impone un "riordino" perché "non sono sostenibili 93 Tribunali (circa il 56% de totale) con meno di 20 magistrati".

Rincara la dose il Procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito, che parla di "denegata giustizia" per i tempi "intollerabilmente lunghi" della giustizia, soprattutto civile, e sollecita un "adeguato potenziamento" dei Tribunali, con uomini e mezzi. In questo quadro, aggiunge, ben vengano (anche se sarebbe meglio "evitarli") provvedimenti che introducono "una rigida temporizzazione dei processi".

 

AVVENIRE

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2010-01-30

30 Gennaio 2010

GIUSTIZIA

Magistrati il giorno

della protesta

Dopo la solenne apertura dell'Anno giudiziario nella Corte di Cassazione, oggi è la volta nei distretti di Corte d'appello, dove per protesta i magistrati dell'Anm lasceranno le sedie vuote quando prenderà la parola il rappresentante del ministero della Giustizia: nessuna volontà di scontro, spiegano, ma un gesto simbolico per dire basta ad un "clima di aggressione". Ben vengano le riforme per tagliare i tempi alla lentezza della giustizia, ha detto ieri il presidente della Corte di Cassazione, ma in un disegno organico e complessivo. Da parte sua, il guardasigilli Alfano ha detto che il governo rispetta autonomia e indipendenza della magistratura ma i giudici sono soggetti solo alla legge e la legge la fa il Parlamento.

Il processo giusto "Non abbiamo protestato per partito preso, ma perché le iniziative prese finora non

risolvono i problema. Questo è il senso della protesta, non che non vogliamo collaborare, anzi". Così il pubblico ministero Claudio Gittardi, ex presidente della sezione milanese dell'Anm, spiega la protesta dei magistrati contro il governo. "Si può dialogare sempre - ha concluso - perché l'interesse dei

magistrati è lavorare bene e creare un processo giusto".

 

 

 

 

30 Gennaio 2010

LA PROTESTA

L’Anm: si facciano norme a vantaggio di tutti

Nessuna volontà di scontro con il governo; ma un "gesto simbolico" per dire "basta ad un clima di aggressione nei nostri confronti" e per chiedere "riforme nell’interesse di tutti", al posto di quelle che riguardano "vicende singole e personali" che stanno "mettendo in ginocchio la giustizia". Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, difende dalle critiche, venute soprattutto da governo e maggioranza, la protesta che vedrà oggi i magistrati (con indosso la toga e in mano la Costituzione) andar via dall’aula, quando prenderà la parola il rappresentante del ministero della Giustizia, nelle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario che si terranno in tutti i distretti di Corte d’appello.

E assicura, a dispetto della dissociazione dall’iniziativa di Magistratura Indipendente (la corrente più moderata delle toghe e l’unica all’opposizione della sua giunta), che "la magistratura è unita" e che oggi "parlerà con una voce sola". L’Anm spiega che oggi i magistrati non lasceranno le sedie vuote all’Aquila, quando prenderà la parola Alfano. "Noi non manifestiamo contro la persona, ma contro la politica della giustizia", dice Palamara.

Ribadisce il no a intimidazioni verso le toghe Nicola Mancino. "L’esercizio della giurisdizione va salvaguardato da ogni forma, scritta o verbale, di intimidazione o di interferenze che ne possano mettere in dubbio il pieno e libero suo svolgimento" dice il vicepresidente del Csm, escludendo l’esistenza di una giustizia "domestica e accomodante" (la sezione disciplinare del Csm, sottolinea Mancino, ha triplicato le condanne delle toghe in due anni).

Tocca ad Alfano rammentare che le "logiche correntizie" esistono e che bene farebbe il Csm a scegliere i capi degli uffici giudiziari senza lasciarsi condizionare. Il governo, aggiunge, rispetta l’autonomia e indipendenza della magistratura ma "i giudici sono soggetti solo alla legge e la legge la fa il Parlamento". E dopo aver elencato punto per punto ciò che il governo ha fatto per cambiare la giustizia, Alfano dà l’annuncio più temuto dai magistrati: la separazione di giudici-pm si farà perché, dice, la riforma è "un dovere" rispetto al quale il "Paese non merita la resa". Ma non è l’unica riforma da fare. L’elenco del ministro è lungo: la riforma dell’avvocatura e della magistratura onoraria, la riforma del processo penale all’istituzione del tribunale della famiglia, le innovazioni del Codice civile in materia di contratto di fiducia, la riforma degli enti giuridici.

Riforme però "ancora insufficienti" perché, "appare anche necessario procedere alla riscrittura di alcune fondamentali e strategiche regole costituzionali, che, ferma l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, attribuiscano al giudice il ruolo centrale nell’esercizio della giurisdizione e garantiscano un separato ordine dell’accusa, piena autonomia nell’esercizio dell’azione penale, nonché nello svolgimento delle indagini sulle notizie di reato che ad esso pervengano". Il ministro della Giustizia ricorda anche come lo scorso anno aveva formulato "il sincero auspicio di procedere ad una riforma della giustizia il più possibile condivisa", tuttavia "il dibattito politico e istituzionale non sempre si è indirizzato in tal senso".

Paolo COppo

 

 

 

 

29 gennaio 2010

GIUSTIZIA

Anno giudiziario, il pg Esposito

"apre" sul processo breve

Basta ai contrasti tra magistratura e classe politica: "Non sono più tollerabili". È l'appello rivolto dal procuratore generale della Corte di cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. "Contrasti non più tollerabili tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica", ha detto Esposito, citando anche il presidente della Repubblica e sottolineando che "è necessario che si fermi la spirale delle tensioni non solo tra le parti politiche ma anche tra le istituzioni". Contrasti però che non riguardano solo magistrati e politici, ma anche magistrati al loro interno: "In talune realtà territoriali si ha la sensazione che taluni magistrati impegnino le loro energie a contrastarsi reciprocamente più che a contrastare la criminalità. Si tratta di esigue minoranze che, tuttavia, destano preoccupazione".

Il procuratore generale apre al processo breve, a condizione però che siano "adeguatamente potenziate" le risorse umane e materiali. Devono essere "accolte con favore tutte le iniziative volte a contenere la durata del processo entro termini ragionevoli", ha affermato il pg. Ma "ogni intervento in tale direzione, se non vuol restare sul piano di una mera enunciazione d'intenti e produrre guasti maggiori dei benefici auspicati, deve essere necessariamente preceduto da una radicale riforma strutturale dei sistemi sostanziali e processuali, oltre che da un adeguato potenziamento delle risorse umane e materiali". Per fare la riforma però, ricorda Esposito, "occorre instaurare un dialogo franco e costruttivo fondato su un sentimento di comune appartenenza".

"Le aule sono vuote". Esposito ricorda altresì la carenza di organico: "Diventa sempre più grave la carenza di personale amministrativo, con conseguenze assai importanti in diversi settori, a partire dai tempi di iscrizioni della notizia di reato. Taluni uffici hanno carenze di personale che raggiungono il 30%. Inoltre la drastica riduzione degli stanziamenti, ad esempio per gli straordinari, non consente di trattenere in ufficio il personale amministrativo oltre l'orario di lavoro".

Carbone: "Basta giudici in tv". Nel suo intervento Vincenzo Carbone, primo presidente della Cassazione, ha affermato che "desta perplessità" la partecipazione dei giudici ai talk show televisivi dove si ricostruiscono delitti alla "ricerca di una verità mediatica diversa da quella processuale. Carbone ricorda ai giudici che partecipano a queste trasmissioni di "ispirarsi sempre a criteri di equilibrio e misura, a pena di sanzioni disciplinari".

Mancino difende il Csm. Nicola Mancino, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm), nel suo intervento ha detto che "una buona riforma ha bisogno della collaborazione di tutti". Se l'anno in corso "sarà quello delle riforme, il Csm non mancherà di dare il proprio contributo". Mancino si è espresso contro ogni intimidazione dei magistrati. L'esercizio della giurisdizione "va salvaguardato da ogni forma, scritta o verbale, di intimidazione o di interferenze che possano mettere in dubbio il pieno e libero suo svolgimento".

 

CORRIERE della SERA

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2010-01-30

LA CERIMONIA DELL'ANNO GIUDIZIARIO nelle ventisei sedi italiane di Corte d'appello

Magistrati, il giorno della protesta

Alfano: "Critiche cieche non credibili"

I giudici lasciano le aule con la Costituzione in mano. Maddalena: "Dal governo strategia da Penelope"

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"Basta conflitti tra magistrati e politica" (29 gennaio 2010)

MILANO - Ieri la Cassazione, oggi le 26 Corti di Appello. Si completa la tradizionale due giorni di cerimonia che apre il nuovo anno giudiziario in Italia. E protagonista, ancora una volta, non sarà solo la relazione di procuratori generali e presidenti delle Corti del Belpaese ma anche la protesta dell’Associazione nazionale magistrati. Una protesta che anche quest’anno l’Anm intende manifestare con clamore, per palesare a tutti il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza bollate come "distruttive" della giustizia, mentre mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza.

Da Nord a Sud: la mappa dei "mali" del sistema giudiziario italiano

SEDIE VUOTE - E per dire basta ad "insulti e aggressioni", a cominciare da quelli del presidente del Consiglio. Come è scritto nel documento della Magistratura associata. I giudici iscritti all'Anm saranno presenti alle cerimonie con indosso la toga e con in mano una copia della Costituzione. Ma dalle aule di Giustizia i magistrati usciranno in massa per protesta quando prenderà la parola il rappresentante del governo. Non è successo ieri in Cassazione, presenti Napolitano e Berlusconi, per rispetto alle massime Istituzioni e ai doveri costituzionali di lealtà fra Istituzioni. E non succederà, unico caso, oggi all’Aquila, alla presenza del Guardasigilli, Angelino Alfano. Una distinzione, quest’ultima, decisa in segno di rispetto non per il ministro ma per una regione e un palazzo di Giustizia così dolorosamente colpiti dal terremoto. E in segno di lutto i magistrati hanno preso parte all'incontro con le toghe nere, al posto di quelle rosse previste dal protocollo. A Messina i magistrati hanno però deciso di non adeguarsi alla strategia dell'abbandono dell'aula: "Non ci siamo alzati al momento dell'intervento del rappresentante del ministro della Giustizia solo per non dare l'impressione di volerci sottrarre al confronto - ha però precisato Marina Moleti, presidente dell'Anm messinese -, ma condividiamo la protesta dell'Associazione nazionale magistrati a livello nazionale".

La protesta delle toghe La protesta delle toghe La protesta delle toghe La protesta delle toghe La protesta delle toghe La protesta delle toghe La protesta delle toghe La protesta delle toghe

"CRITICHE NON CREDIBILI" - "Quando le critiche sono cieche e non si associano ad alcun riconoscimento, allora sono meno credibili" ha detto Alfano aprendo il suo intervento nell'auditorium della Guardia di Finanza di Coppito (L'Aquila). "Alcuni magistrati - ha poi aggiunto - si sono mostrati fino ad ora poco rispettosi del Parlamento, unica istituzione legittimata a fare le leggi e a operare le scelte nell’interesse dei cittadini. Noi abbiamo il massimo rispetto per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura - ha aggiunto -, che è soggetta soltanto alla legge. Ma la legge la fa il Parlamento, che agisce nell’interesse dello stesso popolo italiano in nome del quale viene amministrata giustizia". E ancora: "Il Paese non merita la resa sulla riforma della giustizia e noi non intendiamo piegarci alla logica della conservazione. Riformare la giustizia è un dovere verso i cittadini utenti, verso il sistema economico, ma anche verso i nostri figli a cui dobbiamo garantire una giustizia equilibrata, efficiente e seria. Poi in chiusura di intervento il ministro è stato protagonista di una piccola gaffe con il presidente della corte dell'Aquila, Giovanni Canzio. In un secondo tempo, tornando sulla mobilitazione dei magistrati, ha aggiunto: "Mi pare che la protesta dell’Anm abbia riscontrato numerose defezioni. È la prima volta che ciò si verifica e queste defezioni sono l’unità di misura della irragionevolezza di questa protesta, che non ha un motivo forte se non l’esigenza di avviare la campagna elettorale per il rinnovo del Csm e quindi l’esigenza delle correnti organizzate di far sentire la propria voce di fronte alle telecamere". Le defezioni citate da Alfano dovrebbero essere quelle di Messina (dove però i magistrati hanno detto di condividere la protesta dell'Anm), Catanzaro e Reggio Calabria.

"PROCESSO BREVE? SI', MA..." - Nel frattempo arrivano nuove aperture al processo breve, seppure con tutta una serie di distinguo. Il presidente facente funzione della Corte d'Appello di Milano, Ruggero Pesce, spiega ad esempio nella ua relazione che "è un ottimo intendimento, ma se lo si attuasse senza la preventiva realizzazione dei presupposti strutturali, normativi e finanziari, si offrirebbe solo il fianco a dure polemiche, come si è visto". Per il magistrato, quindi, attuare una riforma come quella del processo breve senza mezzi "sarebbe come chiedere a un malato di guarire semplicemente imponendoglielo per regolamento". "È consolante che la politica si sia finalmente accorta dell'inefficienza del sistema Giustizia e che abbia assunto concrete iniziative per velocizzare il processo civile e penale - fa invece notare il presidente della Corte d'appello di Palermo, Vincenzo Oliveri -. È sconfortante invece che queste iniziative si muovano su uno scenario di scontro istituzionale, in un clima avvelenato, caratterizzato da ripetuti e scomposti attacchi ai giudici".

"STRATEGIA DA PENELOPE" - "Quando lo Stato fa durare i processi più di vent'anni è giusto che paghi caro e salato - è invece il pensiero di Mario Barbuto, presidente a Torino -. Ma la tagliola non è opportuna". E sempre da Torino il procuratore generale Marcello Maddalena rileva come "la strategia che il governo intende attuare con il processo breve ha un illustre progenitore, che si chiamava Penelope: siamo di fronte ad una strategia davvero sconcertante da un lato si appesantisce il carico di lavoro degli uffici giudiziari. Dall'altro si tagliano drasticamente i tempi per una risposta valida dello Stato".

Redazione Online

30 gennaio 2010

 

 

 

Canzio: "Fino a che non cambia la legge, tocca al presidente della Corte"

La gaffe di Alfano: apro l'anno giudiziario

Il presidente: no, quello è compito mio

Scivolone del ministro della Giustizia al termine del suo intervento davanti ai magistrati a L'Aquila

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Il ministro della Giustizia, Angiolino Alfano (Fotogramma)

Il ministro della Giustizia, Angiolino Alfano (Fotogramma)

L'AQUILA - Il ministro della giustizia Angelino Alfano, nel corso della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario, presso la Corte d'Appello de L'Aquila, si è reso protagonista di una involontaria gaffe protocollare. Concludendo il suo intervento al microfono ha infatti proclamato con tono solenne: "Dichiaro aperto l'anno giudiziario!".

LA PRECISAZIONE - Neanche il tempo di scendere dal palco, che il Presidente della Corte d'Appello de l'Aquila Giovanni Canzio lo "corregge", se pur in modo benevolo, dichiarando a sua volta al microfono: "Fino a quando non vi sará una riforma in tal senso, l'apertura dell'anno giudiziario la dichiara il presidente della Corte...". Alfano a quel punto ha replicato con un sorriso, come a scusarsi dell'inconveniente.

30 gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

Il pizzo mette Messina in ginocchio,

giustizia civile "come un tumore" a Roma

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MILANO - I problemi di fondo sono comuni un po' a tutti: mancanza di risorse, di personale, di mezzi e addirittura di sedi adeguate. I mali della giustizia si scontrano anche con una situazione di fatto che rende il lavoro dei magistrati particolarmente complicato. Da nord a sud, tuttavia, ogni corte d'appello si trova anche alle prese con le peculiarità che i rispettivi territori offrono dal punto di vista delle esigenze operative, ovvero i tipi di reato su cui le toghe sono chiamate ad operare. Ecco una mappa dell'Italia alla sbarra, così come emerge dalle relazioni dei presidenti delle Corti d'appello presentate in occasione delle cerimonie di avvio del nuovo anno giudiziario.

MESSINA E IL "PIZZO" - Da Messina viene lanciato un allarme: siamo la città più cara d'Italia, a parità di paniere di spesa e questo per colpa delle estorisioni che colpiscono sistematicamente ogni attività economica e commerciale. Lo spiega bene Nicolò Fazio, primo presidente della Corte di Appello, che punta il dito contro il pizzo diffuso imposto praticamente a tutti dalla criminalità organizzata: "Il taglieggiamento rappresenta un costo aggiuntivo che si trasferisce sui consumatori e nel contempo disincentiva la creazione di nuove imprese e il potenziamento di quelle esistenti".

CATANIA, FURTI IN AUMENTO - Nel distretto di Catania i delitti contro il patrimonio sono quelli che preoccupano di più perchè si registra un'incidenza del 57% per cento del totale dei delitti denunciati. Tra questi sono i furti, che nell'anno sono cresciuti dell'81% e che nel 77% dei casi restano impuniti perchè l'autore non viene individuato. In calo invece le rapine (-21%). Si mantengono sullo stesso livello dell'anno precedente le estorsioni, ma cresce il reato di associazione mafiosa con un incremento del 43%. I dati sono contenuti nella relazione del presidente Guido Marletta. Per il primo anno e non succedeva da tempo, si registra un decremento degli arresti di minorenni: 171 contro i 199 dell'anno precedente.

CALTANISSETTA, MAFIA E APPALTI - Nel distretto di Caltanissetta prosegue la strategia di sommersione dei clan mafiosi, sia di Cosa nostra sia della Stidda: invece di ricorrere all'uso delle armi preferiscono infiltrarsi nel settore degli appalti e dei lavori pubblici attraverso l'inquinamento delle gare pubbliche. Il presidente della Corte di Appello di Caltanissetta, Francesco Ingargiola, per l'inaugurazione dell'anno giudiziario spiega che le organizzazioni criminali non rinunziano quasi mai ad esigere dalle imprese appaltatrici il versamento di somme mediamente pari al 3% del valore dell'appalto. Non solo: Cosa nostra e Stidda continuano a convivere sullo stesso territorio, dividendosi i proventi delle estorsioni che vengono imposti ad imprenditori e commercianti.

PALERMO, CRESCONO TUTTI I REATI - Anche a Palermo si fanno i conti con il fenomeno delle estorsioni. "Sono in espansione - ha detto il presidente Vincenzo Oliveri - sia per la costante presenza sul territorio dell'organizzazione mafiosa, sia nell'evidente intenzione della stessa organizzazione di ribadire all'esterno la necessità del controllo delle attività economiche e commerciali malgrado i continui arresti". Tra i numeri vanno segnalati quelli relativi a casi di abusivismo edilizio (989 in più rispetto al periodo 2007-2008), rapine (+814) e truffe (+548). In aumento anche gli incendi dolosi (+404), le lesioni personali volontarie (+290) e gli omicidi (+11), il porto e la detenzione illegali di armi ed esplosivi (+139), le violenze sessuali (+83), i peculati, le malversazioni e gli abusi d'ufficio (+66), le estorsioni (+65), i sequestri di persona a scopo di rapina o estorsione (+29), i reati di usura (+28) e quelli tributari e fiscali (+23).

ROMA E IL TUMORE DEL CIVILE - Nella Capitale, invece, "la giustizia civile continua a restare la più malconcia. Mortificata da un enorme mole di arretrato, si trova da anni in uno stato di grave e profonda crisi che sta sfociando in una vera e propria paralisi della relativa attività, che nuoce agli interessi dei cittadini". Non usa mezzi termini, Giorgio Santacroce, presidente della corte d'appello di Roma, quando nella sua relazione sullo stato della giustizia nel distretto di Roma e Lazio, afferma che "il contenzioso civile si estende in modo quasi tumorale perchè c'è un incremento della domanda di giustizia, che è spesso frutto di uno spiritio litigioso schizofrenico e incontrollato, strumentale e dilatorio". Nella Capitale nel 2009 sono stati registrati anche 232 procedimenti per 'stalking' nei soli quattro mesi dall'entrata in vigore della legge su questa fattispecie di reato.

Redazione Online

30 gennaio 2010

 

 

 

 

 

Processo breve: sì, ma con potenziamento risorse umane e materiali

"Basta conflitti tra magistrati e politica"

Il procuratore generale della Cassazione all'apertura dell'anno giudiziario: "Contrasti non più tollerabili"

Napolitano con il procuratore generale della Cassazione (Lapresse)

Napolitano con il procuratore generale della Cassazione (Lapresse)

ROMA - Basta ai contrasti tra magistratura e classe politica: "Non sono più tollerabili". È l'appello rivolto dal procuratore generale della Corte di cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. "Contrasti non più tollerabili tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica", ha detto Esposito, citando anche il presidente della Repubblica e sottolineando che "è necessario che si fermi la spirale delle tensioni non solo tra le parti politiche ma anche tra le istituzioni". Contrasti però che non riguardano solo magistrati e politici, ma anche magistrati al loro interno: "In talune realtà territoriali si ha la sensazione che taluni magistrati impegnino le loro energie a contrastarsi reciprocamente più che a contrastare la criminalità. Si tratta di esigue minoranze che, tuttavia, destano preoccupazione".

PROCESSO BREVE: SÌ MA CON RISORSE - Il procuratore generale apre al processo breve, a condizione però che siano "adeguatamente potenziate" le risorse umane e materiali. Devono essere "accolte con favore tutte le iniziative volte a contenere la durata del processo entro termini ragionevoli", ha affermato il pg. Ma "ogni intervento in tale direzione, se non vuol restare una mera enunciazione d'intenti e produrre guasti maggiori dei benefici auspicati, deve essere preceduto da una radicale riforma strutturale dei sistemi sostanziali e processuali, oltre che da un adeguato potenziamento delle risorse umane e materiali". Per fare la riforma però, ricorda Esposito, "occorre instaurare un dialogo franco e costruttivo fondato su un sentimento di comune appartenenza".

CARENZE ORGANICO - Esposito ricorda altresì la carenza di organico: "Diventa sempre più grave la carenza di personale amministrativo, con conseguenze assai importanti in diversi settori. Taluni uffici hanno carenze di personale che raggiungono il 30%. Inoltre la drastica riduzione degli stanziamenti, ad esempio per gli straordinari, non consente di trattenere in ufficio il personale amministrativo oltre l'orario di lavoro".

INTERCETTAZIONI - Le intercettazioni telefoniche e ambientali sono "invasive" ma "utili per il contrasto a diversi fenomeni criminali", specie in un periodo "in cui il contributo dei collaboratori di giustizia si è sensibilmente ridotto", ha sottolineato il procuratore generale Esposito. Sui costi il pg segnala che sono stati ridotti, ma si potrebbero diminuire "in modo consistente se le procure disponessero di impianti adeguati".

PERPLESSITÀ PER I GIUDICI NEI TALK SHOW - Nel suo intervento Vincenzo Carbone, primo presidente della Cassazione, ha affermato che "desta perplessità" la partecipazione dei giudici ai talk show televisivi dove si ricostruiscono delitti alla "ricerca di una verità mediatica diversa da quella processuale. Carbone ricorda ai giudici che partecipano a queste trasmissioni di "ispirarsi sempre a criteri di equilibrio e misura, a pena di sanzioni disciplinari".

CSM - Nicola Mancino, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm), nel suo intervento ha detto che "una buona riforma ha bisogno della collaborazione di tutti". Se l'anno in corso "sarà quello delle riforme, il Csm non mancherà di dare il proprio contributo". Mancino si è espresso contro ogni intimidazione dei magistrati. L'esercizio della giurisdizione "va salvaguardato da ogni forma, scritta o verbale, di intimidazione o di interferenze che possano mettere in dubbio il pieno e libero suo svolgimento".

ALFANO - Nel suo intervento, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha prima ringraziato il capo dello Stato per aver pronunciato "in materia di giustizia parole sempre decisive per il mantenimento degli equilibri istituzionali", e poi il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, "per il sostegno politico offerto all'azione riformatrice del governo soprattutto in materia di antimafia e giustizia civile". Il Guardasigilli ha poi annunciato che il governo ha "in mente un progetto chiaro per vincere la lentezza" della giustizia italiana. "È un percorso irto di ostacoli che non prevede che da un giorno all'altro come d'incanto tutto si risolva. Ma non ci siamo rassegnati". Alfano ha poi ribadito "il rispetto per l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati", ma ha sottolineato che "la legge la fa il Parlamento libero, democratico, sovrano, espressione del popolo italiano".

ANM - Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara smentisce che ci siano spaccature tra le toghe sulla protesta che si terrà sabato nelle corti d'appello."La magistratura è unita, l'Anm è la casa di tutti i magistrati. Sabato parleremo con una voce sola" aggiunge Palamara, ricordando che i rappresentanti del sindacato delle toghe leggeranno sabato un unico documento. Per protesta, infatti, l'Anm lascerà le cerimonie quando prenderà la parola il rappresentante del ministero della Giustizia, eccetto a L'Aquila dove interverrà Alfano e la protesta non sarà fatta "per rispetto delle istituzioni". L'Anm nel documento critica "gli insulti e aggressioni" rivolte ai magistrati da parte del capo del governo e da altri "esponenti politici di primo piano" e ribadisce quali sono le "vere riforme" di cui ha bisogno la giustizia

Redazione online

29 gennaio 2010

REPUBBLICA

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2010-01-31

Il premier coi suoi è stato chiaro: "Io non rinuncio alla legge passata al Senato

perché rappresenta la soluzione definitiva, anche se approviamo il legittimo impedimento"

Berlusconi sprona il Guardasigilli

"Dividere le toghe, avanti con la legge"

Ma la Cassazione gela il governo: mai parlato a favoredi LIANA MILELLA

Berlusconi sprona il Guardasigilli "Dividere le toghe, avanti con la legge"

ROMA - È seduto in prima fila da pochi minuti quando gli arriva addosso quell'agenzia che rovina, a lui e a Berlusconi, la tessitura di una trama costata 24 ore di lavoro. Nevica all'Aquila e Angelino Alfano pare avere un brivido in più quando legge la secca smentita del procuratore generale della Cassazione su un suo presunto via libera al processo breve. Avvalorato e accreditato proprio dal ministro della Giustizia sui giornali freschi di stampa. Parole "sacrosante" quelle di Vitaliano Esposito chiosava il Guardasigilli, "discorso intellettualmente onesto e coraggioso". E pure "anticonformista".

Peccato che l'alta toga, gelida quanto la temperatura della città terremotata, smentisca perfino di aver mai parlato di processo breve. Tant'è che quell'espressione "non l'ha mai utilizzata". Generico era il suo ragionamento. Questo: "L'azione penale deve pervenire a una decisione definitiva nel rispetto dei canoni di un giusto processo il quale, come tale, deve essere anche di ragionevole durata".

Undici righe fulminano l'abile mossa del Cavaliere, eseguita dal suo fido Alfano, per dividere la magistratura tra chi è favorevole al processo breve, i massimi vertici, e chi invece lo ostacola, l'Anm e i togati del Csm. Venerdì l'ordine di scuderia, "schierarsi con i primi a danno dei secondi", dopo la cerimonia in Cassazione, era stato chiaro e subito eseguito. Niente di meglio che delle dichiarazioni per avvalorare un'interpretazione favorevole. Con una motivazione di tutto rispetto. Che il premier ai suoi aveva spiegato così: "Dobbiamo sostenere, sempre e comunque, il processo breve. A quella via io non rinuncio perché rappresenta la soluzione definitiva. Anche se questa settimana approviamo in fretta il legittimo impedimento alla Camera, quella strada resta comunque aperta".

 

E allora ecco il mandato ad Alfano a "darci dentro", a dimostrare che magistrati di cultura ed esperienza come Esposito e come il primo presidente della Suprema corte Vincenzo Carbone "hanno licenziato" in positivo il processo breve. E poi l'altro input che il Guardasigilli cerca di eseguire ieri nella sua performance a Coppito. Dice Berlusconi ad Alfano: "Basta con questa Anm. Tu devi parlare coi vertici, con i capi, loro dovranno essere i tuoi interlocutori".

Se tutto questo comporta strappi ed evidenti esagerazioni non importa. Ecco che, del discorso di Esposito, viene "dimenticata" una parentisi pur strategica. Quando il pg della Corte scrive che "solo dopo aver garantito le condizioni per un'effettiva riduzione dei tempi del processo, è possibile introdurre (ma sarebbe da evitare) una rigida temporizzazione delle fasi". È un'apertura al processo breve oppure una chiusura? La parentisi non pare proprio lasciare dubbi. Ma tant'è. Dal ministero della Giustizia passa la decisa e autorevole vulgata che quello di Esposito va interpretato come un "via libera" per il processo breve, un "sì" senza condizioni.

Basta una super toga o è meglio spenderne due? Via alla caccia all'aggettivo "breve" anche nella relazione con cui Carbone ha aperto l'anno giudiziario al palazzaccio. Che compare solo a pagina 170. Frase generica, purtroppo: "Senza un disegno organico e di ampio respiro, appare difficile che, alla lunga, si possa imporre ex lege una risposta di giustizia che possa in concreto essere "breve" ed efficace a fronte di un crescente carico di domanda". Casomai ci si riferisce al processo breve? Fonti di via Arenula dicono di sì. E subito si moltiplicano le dichiarazioni del centrodestra, le solite firme, Alfano obbedisce a Berlusconi e le accredita, e il processo breve, da mostruoso spauracchio per i magistrati, da "amnistia strisciante e occulta" per il Csm, diventa un ottimo strumento per deflazionare la giustizia.

A Coppito la maschera cade. Il pg Esposito smentisce. Scatta la fase due della strategia del premier per delegittimare la protesta e le manifestazioni delle toghe in tutti i palazzi di giustizia che criticano il "mostro" del processo breve. Il Guardasigilli, per tutta la durata della cerimonia, fa un solo mestiere: leggere freneticamente sul telefonino le agenzie che, per e-mail, gli manda via via da Roma il suo ufficio stampa. E quando spuntano le prime notizie su Catanzaro, Reggio e Messina il gioco è fatto, anche senza approfondire che a Reggio i giudici restano nell'aula della cerimonia per Schifani e adottano lo stesso atteggiamento che i colleghi stanno tenendo all'Aquila. Ma Alfano dà ugualmente la linea alla sua addetta stampa che diventa un tam tam fino a sera. La parola d'ordine è "defezioni". Anm "spaccata", non rappresentativa. Quindi il processo breve può e deve andare avanti.

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2010-01-30

Inaugurazione nelle 26 corti d'appello, in quasi tutte le sedi le toghe

lasciano l'aula. L'Anm: "Uniti e compatti". Alfano: "Tante defezioni"

Anno giudiziario al via

con la protesta dei magistrati

Anno giudiziario al via con la protesta dei magistrati

L'apertura dell'anno giudiziario a Roma

ROMA - Lo avevano annunciato, hanno mantenuto la promessa: all'inaugurazione dell'anno giudiziario, in molte delle 26 città sedi di Corte d'appello, i magistrati, Costituzione alla mano, hanno abbandonato in massa le rispettive aule, nel momento in cui prendeva la parola il rappresentante del governo. Una protesta riuscita, come sottolinea l'Anm; mentre secondo il ministro della Giustizia Angelino Alfano l'iniziativa ha avuto "tante defezioni".

La protesta. In molte parti d'Italia, i magistrati escono in massa, in silenzio, toga nera sulle spalle e Carta fondamentale in in mano. Rivendicano di essere "uniti e compatti" nella protesta, di "parlare con una voce da Milano a Palermo" per esprimere tutto il loro "disagio" per la politica del governo: la giustizia non funziona, non si stancano di denunciare, eppure nessuna riforma "vera" viene messa in campo, solo riforme "distruttive", come quella del 'processo breve', "devastante"; niente risorse per uffici giudiziari "al collasso", vicini alla "paralisi". Il tutto accompagnato da "attacchi e aggressioni" continue, a cominciare da quelli del presidente del Consiglio.

L'Anm. "Oggi per la magistratura italiana è una giornata importante. Abbiamo dimostrato di essere uniti e compatti, non importa quanti hanno manifestato il pacato dissenso anche una sola persona basta": questo il commento del presidente dell'associazione, Luca Palamara. "In molte città come Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo, abbiamo registrato una massiccia e composta adesione ad una iniziativa che non è rivolta contro una persona ma contro una politica. In questo modo non si può andare avanti senza riforme della giustizia e con insulti: i magistrati italiani oggi dicono basta".

 

Il Guardasigilli. Diverso il punto di vista di Alfano, che a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario all'Aquila sulla protesta dice: "Mi pare che abbia registrato numerose defezioni. E' la prima volta che si verificano tutte queste defezioni in riferimento ad una protesta ed esse sono il termine di misura della irragionevolezza della protesta che ha come unica esigenza quella di avviare la campagna elettorale per il rinnovo del Csm". Il ministro aggiunge che le riforne saranno fatte anche senza dialogare con l'Anm, perchè è più utile "confrontarsi con i magistrati che operano sul campo", ascoltare dalla voce dei capi degli uffici le proposte per "abbattere" le migliaia di processi che si sono accumulati.

Mancino sul processo breve. Da Firenze, il vicepresidente del Csm auspica "uno sforzo straordinario" per dotare la macchina della giustizia di risorse adeguate. Le riforme a suo giudizio vanno fatte in maniera condivisa e senza fretta, altrimenti si rischia "l'instabilità". A cominciare proprio dal processo breve, un ddl sul quale il Parlamento, "che è sovrano", deve però ascoltare "le opinioni": "Se vogliamo la ragionevolezza e la giustezza, si può dire che non necessariamente un processo deve andare a tre gradi di giudizio ma guai se si ferma perché è finito il tempo".

(30 gennaio 2010

 

 

Milano, il segretario partecipa alla festa del tesseramento del Pd

e ammette: "Siamo un parito giovane e ancora un po' fragile"

Bersani, nuovo affondo

"Berlusconi imbarazza il Paese"

Il leader democratico: il governo sta scassando la giustizia

"Se il premer è uno statista come dice metta l'Italia al primo posto"

Bersani, nuovo affondo "Berlusconi imbarazza il Paese"

Pierluigi Bersani

MILANO - "Se Berlusconi è uno statista come dice di essere, dovrebbe affrontare il tema della giustizia a viso aperto e mettere l'Italia al primo posto, non imbarazzare il Parlamento, il Paese e la magistratura e metterci in condizione di ragionare di riforme". Pierluigi Bersani pronuncia queste parole alla festa del tesseramento del partito democratico che si tiene a Milano.

Il segretario del Pd spiega che "siamo in un'eterna rappresentazione: i problemi del capo del governo con la giustizia. I cittadini sono stanchi. Se Berlusconi pretende di risolverli con delle leggi per lui, noi andremo ancora avanti per 10 anni con un Paese diviso, perchè questa soluzione per noi è inaccettabile". Quel che è certo, sempre secondo Bersani, è che "la giustizia non funziona, non va. A cominciare da quella civile e per tacere di quella penale". E ancora "si discute di salvacondotti, come il processo breve, il legittimo impedimento e il lodo Alfano bis. Queste sono cose che scassano il concetto di giustizia".

Quanto ai problemi interni, per il segretario il partito democratico è "giovane, un po' fragile", ma con la forza della sua tradizione rappresentata dalla "storia straordinaria del riformismo italiano". E ancora: "La cosa più importante è fare del nostro partito, il partito che si occupa di lavoro, di sociale, della condizione delle famiglie. Quando si sente parlare di partito democratico, si deve pensare a questo".

(30 gennaio 2010)

 

 

 

 

La protesta delle toghe

apre l'anno giudiziario

L'inaugurazione sta diventando la cerimonia del dissenso. Dopo gli allarmi giunti ieri dall'apertura dell'anno giudiziario in Cassazione, questa mattina nelle 26 Corti di Appello protagonista sarà la protesta annunciata dell'associazione nazionale magistrati per manifestare il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza "distruttive" della giustizia, mentre "mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza"

11:41 Processo breve, Mancino: "Parlamento sovrano ma ascolti"

Parlando del processo breve il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ha detto: "Sono rispettoso del parlamento, che è sovrano. Guai a ritenere il parlamento riottoso rispetto ad un'opinione che si esprime. Siamo in un sistema democratico ed è giusto ascoltare, poi nella sovranità decidano i vari livelli istituzionali e in ultimo il parlamento. Se vogliamo la ragionevolezza e la giustezza si può dire che necessariamente un processo deve andare a tre gradi di giudizio ma guai se si ferma perché è finito il tempo". Affrontando il tema dei tempi della durata dei processi, Mancino ha sottolineato come "se al passare del termine entro il quale un processo si deve esaurire il risultato è quello dell'estinzione dello stesso e la caduta dei diritti, non credo che abbiamo imboccato la strada giusta".

11:38 Schifani: "Mi sforzo perché ci sia dialogo tra le parti"

"Mi sforzo quotidianamente per fare in modo che ci sia dialogo fra le parti che possa portare a un lavoro proficuo". Lo ha sottolineato il presidente del Senato, Renato Schifani, all'inaugurazione di Reggio Calabria. "Ho sempre detto - ha proseguito - che bisogna ascoltare tutte le parti specialmente in tema di riforme della giustizia, però poi l'ultima parola spetta al parlamento per varare le leggi".

11:26 Salerno, le toghe abbandonano l'aula

Anche a Salerno i magistrati hanno attuato la protesta nel momento in cui, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2010, ha preso la parola il rappresentante del governo, l'avvocato Nino Marotta. I magistrati hanno abbandonato l'aula mostrando la Costituzione italiana.

11:25 Venezia, i magistrati aderiscono alla protesta e lasciano l'aula

Una ventina di magistrati dell'Anm, indossando la toga e con una copia della Costituzione in mano, hanno lasciato la sala a Venezia prima che iniziasse l'intervento del rappresentante di governo. I magistrati, una volta finito l'intervento del rappresentante di governo sono rientrati in sala per seguire la relazione del procuratore generale Pietro Calogero.

11:22 Roma, aumentano gli omicidi e le morti bianche

Tra i delitti di maggiore allarme ci sono quelli di omicidio e di tentato omicidio, di rapina e di estorsione. Ma cresce anche il numero delle morti bianche dovute alla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro (solo a Roma c'è stato un incremento da 25 a 42 casi). Sono dati indicati nella relazione sull'amministrazione della giustizia con la quale il presidente della Corte di appello Giorgio Santacroce ha inaugurato l'anno giudiziario nella capitale. Allarmante, per il magistrato, è soprattutto l'aumento degli incidenti stradali mortali che derivano spesso dall'assunzione di sostanze stupefacenti e dall'abuso di bevande alcoliche. In aumento anche i casi di stalking e i reati in materia di alimenti per la presenza di numerosi ristoranti etnici.

11:18 Venezia, Romei Pasetti: "Bisogna rivedere gli organici"

Per il presidente della Corte d'appello di Venezia Manuela Romei Pasetti è necessario "rivedere le piante organiche del distretto veneto cui mancano 27 magistrati e 62 figure amministrative". Romei Pasetti lo ha detto nel corso del suo intervento per l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Venezia alla presenza del ministro Renato Brunetta. Per Romei Pasetti "è indifferibile agire sugli organici per le caratteristiche del territorio" vista l'alta richiesta di giustizia soprattutto legata al grande numero di imprese e quindi alla necessità di velocizzare i provvedimenti in ambito civile. Sul fronte degli organici, ha aggiunto, "nonostante assicurazioni verbali non abbiamo avuto alcuna risposta".

11:17 Catanzaro, i giudici restano e non aderiscono alla protesta

L'inaugurazione dell'anno giudiziario che si è tenuta questa mattina a Catanzaro si è svolta senza l'annunciata protesta dei magistrati che sono rimasti al loro posto quando è intervenuto il rappresentante del governo. Nel corso dell'intervento della delegata Serenella Pesarin, i magistrati sono rimasti seduti mentre la rappresentante del ministero non ha fatto alcun riferimento alle polemiche in atto.

11:11 Ancona, parla il governo e escono le toghe

Una decina di magistrati in toga nera ha abbandonato l'aula in cui si sta svolgendo la cerimonia per l'apertura dell'anno giudiziario ad Ancona, tenendo in mano una fotocopia della copertina della Costituzione, quando ha preso la parola la rappresentante del ministero della Giustizia Daniel Torniesi.

11:00 Firenze, un gruppo di magistrati abbandona l'aula

Un gruppo di magistrati aderenti all'Anm ha lasciato l'aula bunker di Santa Verdiana a Firenze, poco prima che prendesse la parola Arcibaldo Miller, rappresentante del ministero della Giustizia. Alcuni di loro avevano in mano una copia della Costituzione italiana.

10:56 Roma, i magistrati abbandonano l'aula

Circa una cinquantina di magistrati, con indosso la toga e stringendo tra le mani un foglio con su scritto 'Costituzione italiana', hanno lasciato l'Aula Europa della Corte d'appello di Roma, dove è in corso la cerimonia d'inaugurazione. I magistrati si sono alzati appena è stata data la parola a Franco Ionta, responsabile del dipartimento amministrazione penitenziaria che partecipa alla cerimonia come rappresentante del governo. Tra i magistrati che si sono allontanati c'era anche il capo del Ggp di Roma, Carlo Figliolia, il procuratore capo di Tivoli, Luigi De Fichy.

10:55 Messina, giudici non appoggiano la protesta e restano in aula

I magistrati del distretto giudiziario di Messina non hanno attuato la protesta decisa a livello naqzionale dall'Anm, rimanendo in aula durante l'intervento del rappresentante del ministro Alfano, il vice capo del Dap (il Dipartimento amministrazione penitenziaria) Santi Consolo. I rappresentanti dell'Anm hanno annunciato che terranno una conferenza stampa subito dopo la cerimonia per illustrare la loro posizione.

10:54 Campobasso, i giudici abbandonano l'aula

A Campobasso i magistrati dell'Anm hanno abbandonato la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario quando il rappresentante del Ministero della Giustizia, Luigi Di Mauro, ha preso la parola. I magistrati sono rimasti sul palchetto all'inizio della cerimonia, durante gli interventi del presidente della Corte d'Appello, Alfonso Bosco, e del rappresentante del Csm. Poi hanno lasciato l'aula.

10:53 Milano, le toghe rientrano in aula dopo l'intervento del governo

Terminato l'intervento della rappresentante del governo, il sottosegretario alla Giustizia, Elisabetta Alberti Casellati, i magistrati milanesi sono rientrati nell'aula. I togati, tra i quali il procuratore aggiunto Armando Spataro, hanno tutti in mano una copia della Costituzione.

10:45 Napoli, i magistrati abbandonano l'aula. Ma gli indipendenti restano

Anche a Napoli le toghe dell'Anm hanno lasciato il salone dei Busti di Castelcapuano appena il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo ha iniziato il suo intervento alla cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. I magistrati, in toga nera e costituzione in mano, sono usciti in fila e silenziosamente dopo aver ascoltato il discorso del presidente della Corte d'appello di Napoli Antonio Bonaiuto. Ad andar via con i magistrati, anche il deputato dell'Italia dei valori Tommaso Barbato. Quelli di Magistratura indipendente, però, rimangono, non avendo condiviso le modalità della protesta. Con i magistrati è uscito dall'aula anche il deputato dell'Italia dei valori Francesco Barbato.

10:44 Torino, parla il governo e i magistrati escono dall'aula

I magistrati torinesi si sono alzati e sono usciti dall'aula magna del palazzo di giustizia di Torino, dove è in corso la cerimonia per l'apertura dell'anno giudiziario, quando ha preso la parola il rappresentante del ministero della giustizia, Angelo Gargani. I giudici sono usciti con la Costituzione in mano. Il primo a lasciare l'aula è stato il procuratore capo della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli.

10:43 Palermo, i giudici abbandonano l'aula

Le toghe in questo momento stanno abbandonando l'aula magna della Corte d'appello, al primo piano del palazzo di Giustizia, dove è in corso la cerimonia. I magistrati erano entrati con in mano una copia della Costituzione e hanno lasciato l'aula quando ha preso la parola il rappresentante del ministero della Giustizia per esprimere il loro dissenso nei confronti dei provvedimenti del governo.

10:39 L'Aquila, il silenzio dei magistrati con la Costituzione tra le mani

Protesta silenziosa dei magistrati nel distretto abruzzese dove alcuni assistono alla cerimonia con la Costituzione tra le mani. Del gruppo fanno parte i pm della procura di Pescara Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio, tra i componenti del pool che con il procuratore capo, Nicola Trifuoggi, gestisce l'inchiesta legata alle presunte tangenti nella sanità. Nel 2008 decapitarono la Giunta regionale abruzzese, allora guidata da Ottaviano Del Turco.

10:39 Potenza, i magistrati lucani escono dall'aula

I magistrati lucani sono usciti dall'aula "Grippo" del Tribunale di Potenza, in cui si sta svolgendo l'inaugurazione dell'anno giudiziario, quando ha preso la parola il dirigente generale degli affari penali del Ministero della Giustizia, Luigi Frunzio.

10:36 Palermo, in lieve calo le intercettazioni

Tra l'1 luglio 2008 e il 30 giugno 2009 nel distretto giudiziario di Palermo sono state disposte 8.804 intercettazioni telefoniche e 1.636 intercettazioni ambientali, segnando una lieve flessione rispetto all'anno precedente quando le telefoniche erano state 8.720 e le ambientali 1.828. Nella relazione che contiene il dato si sottolinea che "il ricorso alle intercettazioni è tuttora elevato e costituisce il caposaldo dell'impianto probatorio"

10:35 Il presidente del Senato Renato Schifani a Reggio Calabria

Il presidente del Senato Renato Schifani è a Reggio Calabria dove sta partecipando all'inaugurazione dell'anno giudiziario nel palazzo di Giustizia di piazza Castello. Prima dell'inizio della cerimonia il presidente ha incontrato il presidente della Corte d'appello di Reggio Calabria Luigi Gueli e il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo, bersaglio nei giorni scorsi di minacce di morte da parte della criminalità organizzata.

10:32 Casellati:"Quanto è accaduto addolora e preoccupa"

"Quanto è accaduto non può che addolorare e preoccupare profondamente tutti coloro, e sono tanti nella maggioranza come nell'opposizione, si sono riconosciuti nel pressante, accorato invito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a ritrovare quello spirito di collaborazione che costituisce un determinante fattore positivo nel processo riformatore di cui il Paese ha assoluto bisogno". Così il sottosegretario alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha commentato la protesta dei magistrati.

10:29 Milano, i magistrati lasciano l'aula per protesta

I magistrati milanesi che stanno assistendo alla cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario nel capoluogo lombardo, una settantina circa, hanno lasciato per protesta l'aula prima dell'intervento della rappresentante del ministero della Giustizia, Elisabetta Alberti Casellati.

10:25 Palermo, Oliveri: "Processo breve rappresenterà un colpo di spugna"

"Il cosiddetto processo breve rappresenterà un vero e proprio colpo di spugna per moltissimi procedimenti e renderà impossibile che le vittime dei reati possano avere giustizia", ha detto il presidente della Corte d'appello di Palermo Vincenzo Oliveri. La corruzione e i reati contro la pubblica amministrazione in generale, ha aggiunto Oliveri "saranno praticamente azzerati. Ci saranno danni incalcolabili per la giustizia e il processo contabile diventerà un'arma spuntata, con effetti pregiudizievoli per i diritti dei cittadini".

10:22 Caltanisetta, a Gela il primato dei minorenni mafiosi

E' soprattutto a Gela che si registra il coinvolgimento di minorenni in reati di criminalità organizzata di tipo mafioso. Si tratta generalmente di ragazzi appartenenti a famiglie saldamente inserite nel contesto mafioso o comunque appartenenti a contesti socio-ambientali degradati. E' quanto emerge dalla relazione del presidente della Corte di appello di Caltanissetta, Francesco Ingargiola, per l'apertura dell'anno giudiziario. In aumento anche i reati minorili connessi a episodi di "bullismo", soprattutto in ambiente scolastico, quelli a sfondo sessuale e le rapine aggravate dall'uso delle armi.

10:18 Roma, Santacroce: i criminali più attivi sono i romeni

"La criminalità straniera più attiva sul territorio del Lazio è quella romena". Lo afferma Giorgio Santacroce, presidente della Corte d'appello di Roma. L'alto magistrato ricorda che i romeni "gestiscono con modalità di comportamento molto aggressive lo sfruttamento della prostituzione di connazionali, spesso minorenni, essendosi sostituiti agli albanesi nel monopolio di questo traffico illecito".

10:15 L'Aquila, magistrati sfilano in toga nera per sisma

La cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario del distretto della Corte d'appello dell'Aquila, alla quale partecipa il ministro della Giustizia Angelino Alfano, si è aperta con i magistrati che hanno sfilato indossando toghe nere, in segno di lutto per il terremoto del 6 aprile 2009. E' stato lo stesso presidente della Corte, Giovanni Canzio, aprendo la relazione sull'amministrazione della giustizia, a sottolineare l'iniziativa.

10:10 Csm, Nicola Mancino: "Normalizzare il rapporto tra politica e giustizia"

Per il vicepresidente del Csm Nicola Mancino "bisogna normalizzare il rapporto tra politica e giustizia perché è sempre conflittuale". Analizzando la situazione della giustizia, Mancino ha sottolineato che "c'è il Foro scontento, c'è la magistratura che non sempre si vede attentamente radiografata. Abbiamo il problema delle procure: speriamo che la Camera porti avanti un emendamento che permetta di coprire i posti di sostituto procuratore".

10:08 Potenza, il problema sono anche le carceri sovraffollate

Nelle carceri lucane sono detenute più di 600 persone "a fronte di una capienza regolamentare di 440 di posti", determinando così "una condizione di sovraffollamento": è quanto emerge dalla relazione del presidente della Corte d'appello di Potenza, Ettore Ferrara, presentata stamani, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.

10:05 Cassazione: "Il pg Esposito non ha polemizzato sul processo breve"

"Il procuratore generale della Cassazione non ha preso posizione in ordine alla polemica sul cosiddetto processo breve, espressione da lui neanche utilizzata", ha precisato il segretario generale della Corte suprema riferendosi alle notizie di stampa relative all'intervento di ieri del pg Vitaliano Esposito nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Il pg, sottolinea la Cassazione, "ha sostenuto che l'azione penale deve pervenire a una decisione definitiva nel rispetto dei canoni di un giusto processo il quale, come tale, deve essere anche di ragionevole durata".

10:01 Potenza, grave la situazione della corte d'appello

Nel distretto della Corte d'appello di Potenza, lo scorso anno, si sono registrati "oggettivi segnali di cambiamento in positivo che lasciano sperare anche per il più immediato futuro": lo ha detto il presidente Ettore Ferrara che ha sottolineato "l'eccessiva durata dei procedimenti, in massima parte addebitabili all'inadeguatezza degli organici, sia dei magistrati sia del personale amministrativo". Riguardo alla giustizia civile, Ferrara ha detto che "l'area di maggiore sofferenza è rappresentata dalla Corte d'appello".

09:59 Perugia, luci e ombre nel bilancio della giustizia

"Il bilancio dell'amministrazione della giustizia nel nostro distretto - ha detto il presidente della Corte d'appello Salvatore Emanuele Medoro - presenta ombre, che rischiano di trasformarsi in tenebre, ma anche, nonostante tutto, luci che fanno sperare in meglio per il nuovo anno giudiziario. Le ombre riguardano - ha spiegato - tre settori: il primo attiene alle attuali circoscrizioni giudiziarie in cui è suddiviso il distretto e gli organici dei magistrati togati ed onorari che vi operano; il secondo ha per oggetto le piante organiche del personale amministrativo assegnato ai vari uffici giudiziari; il terzo concerne gli esercenti la professione forense e la magistratura onoraria".

09:56 Catania, delitti contro il patrimonio i più preoccupanti

Nel distretto di Catania i delitti contro il patrimonio sono quelli che preoccupano di più perché si registra un'incidenza del 57 per cento del totale dei delitti denunciati. Tra questi sono i furti, che nell'anno sono cresciuti dell'81 per cento e che nel 77 per cento dei casi restano impuniti. In calo le rapine (-21 per cento). Si mantengono sullo stesso livello dell'anno precedente le estorsioni, ma cresce il reato di associazione mafiosa con un incremento del 43 per cento. I dati sono contenuti nella relazione che il presidente della Corte d'appello di Catania, Guido Marletta, ha tenuto per l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

09:54 Firenze, Mancino (Csm): "Il governo si sforzi per trovare più risorse"

"Il sistema accenna a migliorare, ma c'è bisogno che con le riforme si trovino i mezzi necessari per rafforzare le procure, gli uffici giudiziari e le strutture di supporto all'amministrazione della giustizia. C'è bisogno di uno sforzo straordinario che, nonostante le difficoltà finanziarie, mi auguro venga fatto dal governo". Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, in corso a Firenze.

09:51 Milano, Formigoni: "Mi auguro collaborazione tra le istituzioni"

"Mi auguro che anche la giornata di oggi si svolga con la stessa responsabilità, compostezza e spirito di collaborazione tra le istituzioni", ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, prima dell'inizio della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Milano, commentando positivamente l'inaugurazione di ieri in Cassazione. "Ieri ho ascoltato - ha detto Formigoni - gli interventi di due grandi magistrati come Carbone ed Esposito, che hanno dimostrato grande senso delle istituzioni, rispetto e una concezione alta del compito della giustizia e il rispetto nei confronti del parlamento, riconoscendo che è il parlamento che deve fare le leggi mentre il magistrato deve obbedire alle leggi". "Questo - ha proseguito Formigoni - è il rapporto corretto che ci deve essere tra la politica e la magistratura".

09:49 Roma, locali non adeguati alle esigenze di magistrati e funzionari

Locali non adeguati, spazi ridotti al minimo. Questa è la realtà della Corte d'appello che ospita le sezioni penali, la corte d'Assise e una sezione lavoro. Giorgio Santacroce, presidente della corte d'Appello di Roma, spiega nella sua relazione che "i locali di via Romeo Romei non sono adeguati alle necessità del personale della sezione" perché ci sono "spazi ridotti dove sono ammassati in condizioni di estremo disagio magistrati e funzionari".

09:48 Palermo, sette anni per le cause civili, 4 per le penali

"La definizione di una causa civile ordinaria richiede tra primo e secondo grado un tempo non inferiore a sei-sette anni. L'esaurimento di un processo penale. Tra indagini preliminari, dibattimento di primo e secondo grado, un tempo non inferiore a quattro anni". Il dato è contenuto nella relazione sull'amministrazione della giustizia per il 2009 nel distretto di Palermo.

09:46 Roma, Santacroce: "Il contenzioso civile è esteso come un tumore"

"La giustizia civile" nel distretto giudiziario di Roma e Lazio "continua a restare la più malconcia. Mortificata da un enorme mole di arretrato, si trova da anni in uno stato di grave e profonda crisi che sta sfociando in una vera e propria paralisi della relativa attività, che nuoce agli interessi dei cittadini". Lo ha detto Giorgio Santacroce, presidente della corte d'appello di Roma che ha aggiunto: "il contenzioso civile si estende in modo quasi tumorale perché c'è un incremento della domanda di giustizia, che è spesso frutto di uno spirito litigioso schizofrenico e incontrollato, strumentale e dilatorio".

09:44 Palermo, nel distretto di corte d'Appello mancano 125 giudizi

Nel distretto di Corte d'appello di Palermo c'è un vuoto d'organico di 125 magistrati. Il dato emerge dalla relazione sullo stato della giustizia, illustrata dal presidente della corte d'Appello, Vincenzo Oliveri. La situazione più allarmante è certamente nelle procure del distretto - Palermo, Agrigento, Trapani, Termini Imerese, Marsala e Sciacca- dove mancano 74 pubblici ministeri. Preoccupante lo stato dei tribunali con 35 vacanze; mentre i numeri si riducono in corte d'Appello, dove mancano 12 giudici, e in procura Generale, dove ne mancano 4.

09:43 Palermo, cominciata la cerimonia di inaugurazione

E' cominciata, nell'aula della Corte di appello di Palermo, la cerimonia di inaugurazione dell'Anno giudiziario. Ad aprirla è il presidente della Corte di Appello Vincenzo Oliveri con la relazione 'l'amministrazione della giustizia per l'anno 2009 nel distretto di Palermo'. Oliveri ha voluto rivolgere un ringraziamento anche al capo dello Stato, "per i suoi ripetuti interventi volti a sollecitare il mondo della politica ad abbandonare ogni proposito di delegittimare il potere giudiziario".

09:39 Palermo, Anm: "Protestiamo per difenderci"

Il presidente dell'Anm di Palermo, Nino Di Matteo, prima dell'inizio della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, spiega le iniziative di protesta organizzate dall'Anm nazionale: "La nostra non è una protesta a difesa della categoria ma la testimonianza di una fortissima preoccupazione che riguarda gli attacchi a principi costituzionali e al diritto dei cittadini di avere la giustizia uguale per tutti e processi effettivamente rapidi al di là della politica degli annunci". Di Matteo, gli altri componenti della giunta e un'altra ventina di magistrati, con la costituzione in mano, davanti all'ingresso della Corte di appello attendono l'inizio della cerimonia per uscire dall'aula, per protesta, quando parlerà il rappresentante del governo.

09:38 Firenze, protestano i familiari della strage di Viareggio

Per protestare contro lo svolgimento delle indagini sulla strage della stazione ferroviaria di Viareggio, dove l'esplosione di un carro cisterna che trasportava gpl provocò 32 vittime, e che a distanza di 7 mesi non ha ancora un indagato, un gruppo di familiari delle vittime sta manifestando davanti all'Aula bunker di Firenze dove tra poco comincerà la cerimonia per l'anno giudiziario. I manifestanti hanno esposto due striscioni: in uno si legge "non è così il mondo che vorrei... 29 giugno 2009 - Viareggio non dimentica, vittime 32, indagati 0, partita truccata?"; nell'altro "non servono sentenze per sentirsi colpevoli... Solo uomini, Moretti (ad di Ferrovie) dimettiti!!!"

09:36 Prestigiacomo: "E' il parlamento a fare le leggi"

"La riforma della giustizia va avanti con il consenso dei cittadini. I magistrati si ricordino che le leggi le fa il Parlamento". Lo ha detto il ministro all'Ambiente Stefania Prestigiacomo, con particolare riferimento alle polemiche sul processo breve, oggi al palazzo di Giustizia di Catania, nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario

 

 

Nel 2008 Berlusconi si presenta agli elettori con un ambizioso programma di riforme

Sistematicamente il catalogo resta nel registro delle buone intenzioni destinate all'inerzia

LA CURA IMMAGINARIA

DI GIUSEPPE D'AVANZO

LA CURA IMMAGINARIA

ROMA - Modesto esercizio definitorio: di che cosa parliamo, quando parliamo di "riforma della giustizia"? Non certo della giustizia, come "servizio", la prestazione che uno Stato ha il dovere di offrire ai cittadini e, i cittadini, il diritto di avere dallo Stato. Quel "servizio", e non da oggi, è un arnese arrugginito. Non serve a nessuno. Né al cittadino né allo Stato. Né al "presunto innocente" né alla vittima del reato. Né a una strategia di fiducia reciproca tra i cittadini o tra il cittadino e lo Stato né allo sviluppo economico del Paese (i ritardi della giustizia "costano" a imprese e consumatori 2,3 miliardi di euro, ogni anno).

Nel 2008, dopo il fallimento della XIV legislatura, Berlusconi si presenta agli elettori con un ambizioso programma: restituire efficienza alla giustizia italiana. Da allora, a ogni sortita pubblica, il suo ministro, Angelino Alfano, annuncia contro le lentezze e l'impotenza della machina iustitiae mirabilie e successi a portata di mano. Anche nell'inaugurazione dell'anno giudiziario non ha lesinato "consigli per gli acquisti". Dovunque intervenga, le frasi del guardasigilli suonano sempre più o meno così: "Entro l'anno... entro pochi mesi... già la prossima settimana... approveremo... la riforma del processo penale, la riforma del processo civile, misure di efficienza di rango non legislativo, interventi sul sistema carcerario, una riforma della magistratura ordinaria, una riforma delle professioni del comparto giuridico economico...".

Sistematicamente, nonostante i numeri predominanti della destra in Parlamento, il catalogo propagandistico dei trionfi finisce confinato nel registro delle buone intenzioni destinate all'inerzia. Non si scorge nessuna riforma di sistema. Nessuna correzione. Nessuna cura. Non vedono la luce neppure provvedimenti a basso impatto economico come la revisione delle ottocentesche circoscrizioni (sono 165, potrebbero diventare 60). O l'introduzione della posta elettronica per l'esecuzione delle notifiche (cinquemila cancellieri ne consegnano brevi manu agli avvocati 28 milioni ogni anno). O una depenalizzazione dei reati minori che consenta di riservare il processo penale, che costa molto, alle questioni di maggiore allarme sociale. O il rinnovamento della professione forense: "più avvocati, più cause" e gli avvocati in Italia sono 230mila, 290 ogni 100 mila abitanti, contro 4.503 magistrati giudicanti in un rapporto avvocato/giudice strabiliante che demolisce il processo civile.

 

Inutile dire della riforma di un processo penale, al tempo stesso obeso e avvizzito, che ibrida tutti i difetti dei possibili modelli (inquisitorio, accusatorio) trasformandolo in un gioco dell'oca interminabile e incoerente. Gli atti dell'indagine non valgono per dibattimento (in coerenza con la logica del processo accusatorio) però le garanzie del dibattimento sono state estese alle indagini preliminari (in contraddizione con la logica accusatoria). Così oggi l'indagine ? e non il processo ? è un dibattimento anticipato mentre il rinvio a giudizio, più che essere una valutazione della necessità di un dibattimento, è diventato una sentenza sull'istruttoria (sul lavoro del pubblico ministero). Il processo ne è soffocato. La sovrabbondanza di assillanti formalismi lo disintegrano in una rosa di microprocessi. Giudizio sull'inazione (archiviazione). Giudizio sui tempi dell'azione. Giudizio sulle modalità dell'azione (misure cautelari). Giudizio sulla completezza delle indagini e sul fondamento dell'azione (udienza preliminare). Un processo, in cui ogni atto può generare un microprocesso, che richiede avvisi, notifiche, discussioni, deliberazioni e consente ripetute impugnazioni, non potrà avere mai una "ragionevole durata". Figurarsi se può essere "breve" come vuole, per amore di se stesso, Silvio Berlusconi.

LA CURA IMMAGINARIA

 

In un esercizio definitorio, si può essere allora tranchant: quando il governo dice che, con la "riforma", vuole restituire efficacia, equilibrio e ragionevolezza all'amministrazione della giustizia, sappiate che mente a gola piena. Quando parla di "riforma della giustizia", Berlusconi, il suo ministro, la maggioranza alludono o si riferiscono a un obiettivo preliminare: un provvedimento-salvacondotto che assicuri l'immunità al capo del governo. Oggi, all'esame del Parlamento non c'è alcuna proposta di riforma sistemica, ma "processo breve", "legittimo impedimento", intercettazioni telefoniche, una riforma del processo che vieta ai pubblici ministeri di "cercare" notizie di reato, lavoro che viene assegnato al poliziotto non più alle dipendenze delle procure, ma del ministro dell'Interno. Alla luce del sole, l'esecutivo lavora soltanto a espedienti che possano proteggere l'Eletto dalla legge, per il passato e il presente, e metterlo in sicurezza per il futuro. La "riforma della giustizia" può attendere.

Quel che accadrà è trasparente come un cristallo. Berlusconi non metterà mai la machina iustitiae in condizione di funzionare meglio nell'interesse del cittadino, fino a quando una nuova Costituzione, nel suo interesse, restaurerà "la legittimazione della politica" ("finalità positiva" anche per alcune oligarchie del centro-sinistra) ridefinendo a vantaggio dell'Esecutivo i poteri della magistratura. Per dirla con un oligarca della destra, "il premier va messo in grado di governare tutelandolo dall'ordalia delle procure politicizzate, e la volontà popolare va protetta insieme a lui" (Denis Verdini). Non c'è altra intenzione dietro le parole di Alfano quando dichiara: "I giudici sono soggetti soltanto alla legge e la legge la fa il Parlamento". Traduciamo.

Il diritto si appresta a diventare soltanto legge e la legge soltanto potere, strumento di un'avventura del potere. "La "forza di legge", di per sé ? scrive Gustavo Zagrebelsky guardando alla storia ? non distingue diritto da delitto. Affaristi, avventurieri, ideologhi fanatici e perfino movimenti criminali, organizzati con tecniche efficaci per la conquista spregiudicata del potere, hanno preteso legittimità per le loro azioni alla stregua di leggi fatte da loro stessi, per mezzo del controllo totale delle condizioni della produzione legislativa. Con la conseguenza che i poteri, ch'essi venivano attribuendosi, potevano certo dirsi legittimi nel senso di legali, essendo al contempo scientificamente qualificabili come usurpazioni, cioè poteri autoproclamati e autoconferiti" (Intorno alla legge). È quel che accadrà in Italia, nei tre anni che chiuderanno la XVI legislatura?

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L’AQUILA

I magistrati assistono alla cerimonia con la Costituzione in mano in segno di protesta

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Le proteste dei parenti delle vittime del terremoto contro il processo breve | L’arrivo del guardasigilli Alfano alla caserma di Coppito

L'Aquila, il Procuratore Rossini assicura di chiudere tutte le incheiste entro tre anni, come prevede la legge sul processo breve

Angelino Alfano allinaugurazione in Cassazione

Angelino Alfano all'inaugurazione in Cassazione

"Il processo breve prevede che le indagini preliminari si concludano in tre anni. Noi ce la faremo, anche se sui successivi gradi di giudizio non possiamo garantire niente". Lo ha detto il procuratore capo della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, in svolgimento all'Aquila alla presenza del ministro Alfano. "Comunque - ha aggiunto rossini - non esprimiamo alcun giudizio definitivo sul processo breve, poichè non conosciamo ancora il testo definitivo e quindi aspettiamo per una valutazione globale".

Il procuratore, in precedenza, aveva incontrato i genitori degli studenti vittime del terremoto di aprile, rassicurandoli sulla celerità delle indagini in corso: duecento, legate ai crolli di strutture pubbliche e private.

Protesta silenziosa dei magistrati nell'inaugurazione dell'anno giudiziario nel distretto abruzzese, all'Aquila. Alcuni assistono alla cerimonia con la Costituzione tra le mani. Del gruppo fanno parte i Pm della Procura di Pescara Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio, tra i componenti del pool che, con il procuratore capo, Nicola Trifuoggi, gestisce l'inchiesta legata alle presunte tangenti nella sanità che, nel 2008, ha decapitato la Giunta regionale abruzzese, allora guidata da Ottaviano Del Turco. Di Florio partecipa alla cerimonia anche nella sua veste di presidente abruzzese dell'Associazione Nazionale Magistrati.

(30 gennaio 2010)

 

 

 

L'Aquila. La protesta dei genitori dei ragazzi morti alla Casa dello Studente. Il procuratore della Repubblica si ferma con loro

Si sono fermati all'ingresso di viale delle Fiamme Gialle, la via che conduce ala caserma della Guardia di Finanza dove è in corso la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Anche in questa occasione i familiari delle vittime hanno voluto manifestare il loro dissenso nei confronti del "processo breve" che - a detta loro - renderebbe vana l'inchiesta. Il sit-in è promosso dal comitato familiari delle vittime della casa dello studente. La manifstazione è in corso sotto una pioggia battente. Per qualche minuto, il procuratore Alfredo Rossini si è fermato con i manifestanti.

 

 

 

 

Anno giudiziario: anche Caselli

ha lasciato l'aula per protesta

I magistrati torinesi si sono alzati e sono usciti dall'aula magna del palazzo di giustizia di Torino, dove è in corso la cerimonia per l'apertura dell'anno giudiziario, non appena ha preso la parola il rappresentante del ministero della Giustizia, Angelo Gargani. I giudici sono usciti con la Costituzione in mano. Il primo a lasciare l'aula è stato il procuratore capo della Repubblica, Giancarlo Caselli

"Una tagliola sui processo non è opportuna". Lo ha detto il presidente della corte d'Appello di Torino, Mario Barbuto,a proposito del processo breve nel corso della relazione con cui ha aperto la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a Torino. "Quando lo Stato fa durare un processo più di vent'anni - ha sottolineato Barbuto - è giusto che paghi caro e salato, ma la tagliola non è opportuna". Come nelle altre sedi italiane, anche a Torino molti magistrati non stanno ascoltando la relazione del rappresentante del governo in segno di protesta contro la politica giudiziaria dell'esecutivo nazionale. A

lcuni magistrati con in mano la costituzione hanno poi lasciato l'aula al momento dell'intervento del rappresentante del Governo, Angelo Gargani. A uscire è stato anche il Procuratore capo Giancarlo Caselli. Edmondo Pio, presidente della sezione piemonte dell'Anm, è rimasto in aula, com'era previsto

(30 gennaio 2010)

 

 

 

 

Anno giudiziario, protesta

familiari della strage di Viareggio

Si è aperto con la protesta dei familiari della strage di Viareggio l'anno giudiziario a Firenze.A sette mesi dalla tragedia non c'è ancora un indagato. Il vice presidente del Csm Mancino: "Servono risorse". "Accanto alle riforme si trovino i mezzi per potenziare le procure"

Si è aperto con la protesta dei familiari della strage di Viareggio l'anno giudiziario a Firenze.

Per protestare contro lo svolgimento delle indagini relative alla tragedia, dove l'esplosione di un carro cisterna che trasportava gpl provocò 32 vittime, un gruppo di parenti ha manifestato davanti all'Aula bunker dove si tiene la cerimonia per l'anno giudiziario.

A sette mesi di distanza dall'incidente non c'è acora un indagato. I manifestanti hanno esposto due striscioni: in uno si legge "non è così il mondo che vorrei... 29 giugno 2009 - Viareggio non dimentica, vittime 32, indagati 0, partita truccata?";. Nell'altro si legge "non servono sentenze per sentirsi colpevoli... Solo uomini, Moretti (ad di Ferrovie) dimettiti!!!".

"Il sistema accenna a migliorare, ma c'è bisogno che assieme alle riforme si trovino i mezzi necessari per rafforzare le procure, gli uffici giudiziari e le strutture di supporto all'amministrazione della giustizia - ha detto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, a margine dell'inaugurazione - . C'è bisogno di uno sforzo straordinario che, nonostante le difficoltà finanziarie, mi auguro venga fatto dal governo".

Mancino ha chiesto risorse straordinarie al governo riferendosi alle iniziative intraprese per snellire l'iter dei processi. "Che la giustizia sia lenta - ha detto il vicepresidente del Csm - è conosciuto dal Paese e da chi si rivolge ad esso per avere un processo di ragionevole durata. Ma accanto alle riforme si trovino i mezzi per potenziare le procure".

(30 gennaio 2010)

 

 

 

Anno giudiziario: 50 magistrati

escono dall'aula per protesta

Giorgio Santacroce, presidente della Corte d'Appello, apre la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario del distretto di Roma con la sua relazione facendo subito riferimento al "surreale" contrasto in corso tra politica e giustizia " E' chiaro - spiega - che vero e proprio attore politico la magistratura non può, non deve e non vuole assolutamente essereale che farne a meno." Per protesta 50 magistrati escono dall'aula quando parla l'ex collega Ionta

'La magistratura da tempo si trova a svolgere un ruolo che puo' farla apparire senza volerlo un contropotere militante nei confronti della politica. Ma è chiaro che vero e proprio attore politico la magistratura non può, non deve e non vuole assolutamente essere". Giorgio Santacroce, presidente della Corte d'appello di Roma, riconosce nella cerimonia di apertura dell'anno giudiziario che "dei giudici è più facile parlare male che farne a meno. Vivendo in una società dominata sempre più dal diritto è scontato che si consegni ai magistrati un potere di ingerenza sempre maggiore".

Ma, riflette ancora Santacroce, "se la politicizzazione dei giudici è un male, la retorica antigiudici porta a soluzioni perfino peggiori. Non è continuando ad inveire contro i giudici che si risolve la crisi della giustizia. C'è un solo modo per allontanare lo spettro di una denigrazione del tutto gratuita ed è ridare fiducia alla magistratura perchè svolga i suoi compiti con efficacia e tempestivita'.

Giorgio Santacroce, presidente della corte d'appello di Roma, anticipa che la sua relazione sullo stato della giustizia nel suo distretto contiene "i numeri di una resa" e auspica una riforma seria altrimenti si avrà "una giustizia tardiva" che equivale a "una giustizia negata": "Fare riforme intervenendo, come è avvenuto finora, a sistema invariato, a strutture operative invariate e a risorse di personale sempre più ridotte, equivale in pratica a non farle. Ogni riforma deve necessariamente confrontarsi e interagire con la quotidianità. Senza interventi incisivi, senza un robusto aumento delle risorse finanziarie e del personale di ogni ordine e grado, senza adeguate scelte politiche di depenalizzazione atte a sfoltire la lista dei reati, senza portare avanti in concreto il processo di informatizzazione degli uffici, rendendo finalmente operativo il processo civile telematico e diffondendo tecnologie informatiche rispondenti alle necessità di un processo moderno, senza l'adozione di interventi da coordinarsi con l'attivazione di una nuova geografia giudiziaria, qualunque riforma rischia di diventare un inutile esercizio retorico o, peggio, una pericolosa perdita di tempo". Santacroce ricorda che "tutti sono d'accordo che il processo debba essere di durata ragionevole", ma è anche vero che "nella giustizia italiana non c'è mai stata pace. Ci sono settori dove la polemica è costante e si protrae da anni e ci sono settori nuovi non meno turbolenti".

 

La protesta

Con la Costituzione simbolicamente in mano anche i magistrati romani hanno protestato uscendo dall'aula della Corte di Appello capitolina nel momento in cui ha preso la parola, in rappresentanza del Governo, Franco Ionta, responsabile del Dap (Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria), fino all'estate 2008 procuratore aggiunto a piazzale Clodio.

Una cinquantina in tutto i giudici che nella capitale hanno preso parte alla protesta e che ordinatamente, preceduti da Luca Palamara dell'Associazione nazionale magistrati, hanno abbandonato l'aula per esprimere il proprio dissenso alla politica del Governo nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario. Tra i magistrati che hanno preso parte alla pacifica protesta numerosi sostituti della Procura di Roma, il capo dei Gip capitolini Carlo Figliolia, il presidente del tribunale di Cassino Giuseppe De Carolis, il capo della Procura di Tivoli Luigi De Ficchy e i giudici del tribunale del riesame. Nessun magistrato che indossava la toga è rimasto nell'aula della Corte d'Appello quando il responsabile del Dap ha iniziato il suo discorso. "Si è trattato di un gesto - ha detto Luca Palamara, presidente dell'Anm - che vuole esprimere in modo composto un forte disagio della magistratura. Un disagio che è dovuto in prevalenza dalla mancanza di riforme nel sistema giustizia. Il nostro è un gesto simbolico e abbiamo voluto indossare la toga e portare con noi la Costituzione perchè abbiamo orgoglio per questa professione e un forte rispetto per lo Stato"

(30 gennaio 2010)

 

 

A Palazzo di Giustizia la protesta delle toghe

Cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario: i magistrati in toga nera abbandonano l'aula quando ha preso la parola il rappresentante del Governo

Dibattimento in aula

Dibattimento in aula

Dal presidente facente funzione della Corte di appello di Milano, Ruggero Pesce, arriva un sì al processo breve, ma solo a determinate condizioni. "Vero è che si parla - è scritto nel suo discorso inaugurale - di introdurre il cosiddetto processo breve che limiterebbe la possibile durata dei procedimenti entro stretti limiti temporali: ottimo intendimento ma se lo si attuasse senza la preventiva realizzazione dei presupposti strutturali, normativi e finanziari, si offrirebbe solo il fianco a dure polemiche, come si è visto: sarebbe come chiedere a un malato di guarire, semplicemente imponendoglielo per regolamento".

Polemica la conclusione del suo intervento: "Non sono più sopportabili quegli attacchi gratuiti, di provenienza varia, ingeneroso esercizio ormai troppo diffuso di quanti applicano la regola secondo cui la miglior difesa consiste nel distruggere l'immagine del 'nemico'".

Quando Pesce, attorno alle 10.20, ultima la sua relazione, poco prima che prenda la parola in rappresentanza del ministero della Giustizia, Elisabetta Alberti Casellati, la settantina di magistrati presenti in toga nera e con la Costituzione in mano come annunciato abbandona l'aula.

Di fronte alla protesta, la Casellati commenta: "Quanto è accaduto non può che

addolorare e preoccupare profondamente tutti coloro, e sono tanti nella maggioranza come nell'opposizione, si sono riconosciuti nel pressante, accorato invito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a ritrovare quello spirito di collaborazione che costituisce un determinante fattore positivo nel processo riformatore di cui il Paese ha assoluto bisogno".

Per i magistrati parla il pubblico ministero Claudio Gittardi, ex presidente della sezione milanese dell'Anm: "Non abbiamo protestato per partito preso, ma perché le iniziative prese finora non risolvono i problema. Questo è il senso della protesta, non che non vogliamo collaborare, anzi". "Si può dialogare sempre - ha concluso - perché l'interesse dei magistrati è lavorare bene e creare un processo giusto"

Terminato l'intervento della rappresentante del governo, i magistrati sono rientrati nell'aula. I togati, tra i quali il procuratore aggiunto Armando Spataro, hanno tutti in mano una copia della Costituzione.

(30 gennaio 2010)

 

 

 

Anno giudiziario, attacco alla riforma

Il processo breve "è una inedita amnistia"

"Una inedita amnistia". Così il presidente della Corte di Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, ha definito il disegno di legge sul processo breve nella relazione letta stamattina in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Prendendo in prestito una definizione del Csm, Oliveri ha definito il disegno di legge "una inedita amnistia processuale con riferimento a intere categorie di reato non prive di considerevole gravità". Il disegno di legge, ha aggiunto, "come sottolinea giustamente il Csm, è un crescendo che prevede una catastrofe sul sistema processuale e, in particolare, sui reati contro la pubblica amministrazione".

Il presidente della Corte di Appello di Palermo ha aggiungo: "Siamo contrari a progetti che portino a una formale separazione delle carriere tra giudici e pm. Va detto con forza che nessuno dei mali che affliggono il funzionamento della giustizia in Italia dipende dall'attuale collocazione dell'ordine giudiziario, dei giudici e dei pubblici ministeri".

I magistrati di Palermo, come annunciato dall'Anm, hanno lasciato l'aula, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, quando ha preso la parola Luigi Birritteri, rappresentante del ministro della Giustizia Angelino Alfano. Alla loro testa il vice presidente nazionale dell'Anm Gioacchino Natoli e il presidente dell'Anm di Palermo Nino Di Matteo. Proprio Di Matteo, in riferimento al processo breve ha detto: "Siamo preoccupati per l'attacco al principio fondante di un processo e di una legge uguali per tutti". Mentre il procuratore Francesco Messineo ha assicurato di essere "accanto ai colleghi". E ha aggiunto: "Idealmente mi alzerò e uscirò dall'aula. Il mio ruolo e i doveri di rappresentanza mi impediscono gesti concreti, ma sono con loro".

(30 gennaio 2010)

 

 

Anno giudiziario, la cerimonia

fra proteste e dissenzo

Quest'anno l'inaugurazione sarà la cerimonia del dissenso delle toghe. Il vicepresidente vicario della Camera, Antonio Leone, è a Bari nella sede della Corte di Appello per l'inaugurazione dell'anno giudiziario

Il vicepresidente vicario della Camera, Antonio Leone, è a Bari presso la Corte di Appello per l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

Anche nel capoluogo pugliese l'inaugurazione sarà la cerimonia del dissenso. Nelle 26 Corti di Appello protagonista sarà la protesta annunciata dell'associazione nazionale magistrati per manifestare il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza "distruttive" della giustizia, mentre "mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza".

Nella relazione del Primo Presidente della Cassazione, Vincenzo Cabone, risulta che

Bari è la città più litigiosa d'Italia. In base ad uno studio della Confartigianato su dati forniti dall'Istat, emerge che nel 2008 sono sopravvenuti 2.793.756 procedimenti civili. Sono tutti meridionali i distretti con il maggior numero di cause sopravvenute ogni 100mila abitanti. Bari, appunto, si aggiudica la palma dellal itigiosità con 9032 cause in tribunale; seguono Napioli (7227), Lecce (6850), Reggio Calabria (6693).

Lo stesso discorso si ripercuote in materia di divorzio. I tempi più lughi a Bari dove per metter fine alle nozze occorrono 972 giorni.

(30 gennaio 2010)

 

 

 

Cagliari, i magistrati abbandonano l'aula con la Costituzione in mano

E' falso che i magistrati italiani siano poco laboriosi, anzi esempi di grande efficienza si trovano anche in Sardegna, dove spesso si lavora con pochi mezzi e organici ridotti. E' in sintesi quanto ha detto stamattina a Cagliari il procuratore generale Ettore Angioni, intervenendo all'inaugurazione dell'anno giudiziario

Angelino Alfano allinaugurazione in Cassazione

Angelino Alfano all'inaugurazione in Cassazione

CAGLIARI. Carenza e inadeguatezza delle strutture, mancanza di risorse materiali, irrazionale distribuzione degli uffici, dei magistrati e del personale di cancelleria nel territorio, carichi di lavoro in aumento e non più sostenibili: lo stato della giustizia in Sardegna non è mutato rispetto agli anni passati.

Parte da questa denuncia la relazione della Presidente della Corte di Appello di Cagliari, Grazia Corradini, illustrata questa mattina in apertura dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Anche a nel capoluogo sardo, appena è stato annunciato l'intervento del rappresentante del ministro della Giustizia, i magistrati, con una copia della Costituzione in mano, hanno abbandonato l'Aula magna del palazzo di Giustizia.

Alle 12 è convocata una conferenza stampa dell'Associazione nazionale magistrati per illustrare un documento sullo stato della magistratura anche in Sardegna.

(30 gennaio 2010)

 

 

 

Anno giudiziario, la protesta

70 magistrati lasciano l'aula

Circa 70 magistrati sono usciti quando ha iniziato a parlare il il sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo. Durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario i magistrati sono usciti dal salone dei Busti, sfilando con una copia della Costituzione in mano

Inaugurazione con tensioni e polemiche per l'anno giudiziario. A Napoli, come nel resto dei distretti di corte d'appello italiani, quando ha preso la parola il rappresentante del governo durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario i magistrati sono usciti dal salone dei Busti, sfilando con una copia della Costituzione in mano.

Circa 70 magistrati sono usciti quando ha iniziato a parlare il il sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo.

 

Quelli di Magistratura indipendente, però, sono rimasti invece al loro posto, non avendo condiviso le modalità della protesta. Con i magistrati è uscito dall'aula anche il deputato dell'Italia dei valori Francesco Barbato.

(30 gennaio 2010)

 

 

 

Parla il rappresentante del Governo, i magistrati lasciano l'aula

Angelino Alfano allinaugurazione in Cassazione

Angelino Alfano all'inaugurazione in Cassazione

Una ventina di magistrati dell'Anm, indossando la toga e con una copia della Costituzione in mano, hanno lasciato la sala dove si svolgeva l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario a Venezia prima che iniziasse l'intervento del rappresentante di governo.

L'Anm veneta ha cosi protestato nei confronti del governo così come annunciato a livello nazionale. I magistrati, una volta finito l'intervento del rappresentante di governo sono rientrati in sala per seguire la relazione del procuratore generale Pietro Calogero.

(30 gennaio 2010)

 

 

Apertura dell'anno giudiziario nell'aula magna della Corte suprema, a Roma, alla presenza del capo dello Stato

Ospiti d'onore 22 neo-magistrati a testimoniare la contrarietà al divieto, per loro, di svolgere funzioni monocratiche

Pg Cassazione: "Stop alle tensioni

Sì alla riforma ma con il dialogo"

Il primo presidente Carbone: "Perplessità per la partecipazione di giudici ai talk show televisivi"

Nessuna protesta prevista oggi. L'Anm: rispettiamo il presidente della Repubblica

Pg Cassazione: "Stop alle tensioni Sì alla riforma ma con il dialogo"

Il ministro Angelino Alfano

ROMA - Stop ai contrasti "non più tollerabili, tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica". E' questo il richiamo contenuto nella relazione del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, all'apertura dell'anno giudiziario, che inizierà alle ore 11 nell'aula magna della Corte suprema, a Roma, alla presenza del capo dello Stato e delle più alte cariche dello Stato.

Ad aprire gli interventi è il primo presidente della Suprema Corte, Vincenzo Carbone. "La giustizia - evidenzia Carbone - non ha bisogno di audience, ma di fiducioso rispetto". Ecco perché per il primo presidente "desta perplessità la partecipazione di giudici ai talk show televisivi ove si ricostruiscono delitti oggetto di indagini, e perfino di processi in corso, alla ricerca di una verità mediatica diversa da quella processuale".

"L'obbligo della 'durata ragionevolè del processo assurge a principio fondamentale del sistema giuridico europeo", sottolinea Carbone. I costi che l'Italia paga ogni anno per l'irragionevole durata dei processi non sono addebitabili "ad una pretesa 'improduttivita della maggioranza dei magistrati italiani", sottolinea il primo presidente della Cassazione. ''Tutte le nazioni hanno registrato lievi progressi, mentre in Italia occorrono ancora 1210 giorni per recuperare un credito con un costo corrispondente al 29,9% del debito azionato'', dice Carbone. Male anche i costi della giustizia italiana, dal punto di vista del rapporto spesa/performance nei diversi uffici giudiziari: ''Delle spese dei 29 distretti, il 34% sono inutili, con prevalenza nei distretti del Sud: parliamo di 800 milioni di euro da spendere in meno o meglio''. Per Carbone il problema dell'intasamento della giustizia in Italia è "nell'abuso del ricorso al processo, nella carenza di filtri, nel numero eccessivo di avvocati, nella mancata maturazione (sinora) di alternative al ricorso al giudice".

 

Ricordando il monito del Capo dello Stato, Carbone registra la "assoluta necessità di lavorare e di riformare in un'ottica di lungo periodo e non sulla base di impostazioni contingenti, asfittiche, di corto respiro, cui corrispondano conflittualità deleterie". Senza un tale disegno, per il primo presidente della Cassazione "appare difficile che, alla lunga, si possa imporre ex lege una risposta di giustizia che possa in concreto essere breve ed efficace a fronte di un crescente carico di domanda".

"La situazione di crisi della giustizia penale è all'ordine del giorno, ma se ne individuano spesso solo alcuni aspetti" e spesso gli interventi legislativi, 79 negli ultimi 20 anni, ossia 1 ogni tre mesi, hanno "alterato l'impianto del processo, seguendo l'agenda imposta dalla cronaca, spesso senza preoccuparsi dei danni al sistema, che per funzionare ha bisogno di stabilità". Per Carbone i mali più evidenti del settore penale sono "i tempi intollerabili e la non effettività del sistema punitivo". Carbone ricorda che attualmente "i magistrati nella Cassazione hanno pochissimo spazio per la loro attività. Neppure una sedia dove sedersi per studiare i ricorsi", ma allo stesso tempo "mancano 90 magistrati, oltre un quarto del totale, a fornte della media del 10% degli altri uffici". Il tutto a fronte di "un contenzioso civile che è il terzo in Europa ed è quasi doppio rispetto agli altri grandi paesi dell'Unione europea". E "anche nel settore penale, sia pure tra sistemi europei diversi e difficilmente comparabili, l'Italia si colloca ai primissimi posti".

"Una buona riforma ha bisogno della collaborazione di tutti", sottolinea il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, nel suo intervento. "Resto convinto che l'auspicata fisiologia dialettica tra i responsabili delle istituzioni e il reciproco rispetto delle opinioni che su singole questioni vengono espresse possono solo portare bene al sistema Paese - dichiara Mancino - le riforme possono così essere affrontate col metodo del confronto sui contenuti e auspicabilmente approvate con l'apporto delle opposizioni". Se l'anno in corso, aggiunge, "sarà quello delle riforme, il Consiglio in carica non mancherà di dare il proprio contributo".

Mancino ribadisce il no ad intimidazioni nei confronti dei magistrati. "L'esercizio della giurisdizione va salvaguardato da ogni forma, scritta o verbale, di intimidazione o di interferenze che ne possano mettere in dubbio il pieno e libero suo svolgimento" ha detto il vicepresidente, difendendo gli interventi del Csm a tutela dei magistrati.

Mancino definisce "un importante passo per risolvere il problema della copertura di alcune sedi disagiate", l'emendamento approvato in commissione giustizia alla Camera che consente di mandare i giovani magistrati al termine del tirocinio nelle procure che registrano una scopertura del 30%. Ma comunque, sottolinea, per risolvere il problema dei vuoti nelle procure con i neomagistrati "passerà del tempo".

"Intendo ribadire il nostro rispetto per l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati: un recinto, quello della giurisdizione, che riteniamo sacro", dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel suo intervento. Il ministro sottolinea comunque "come i giudici siano soggetti soltanto alla legge ma la legge la fa il Parlamento, libero, democratico, sovrano, espressione del popolo italiano. Quello stesso popolo italiano in nome del quale i giudici pronunciano le loro sentenze".

Le riforme approvate nel 2009 sono state molte, spiega il Guardasigilli, ma non bastano: Alfano, ritiene "necessario procedere alla riscrittura di alcune fondamentali e strategiche regole costituzionali" che, ferma restando "l'autonomia e l'indipendenza della magistratura", attribuiscano "al giudice il ruolo centrale nell'esercizio della giurisdizione e garantiscano ad un separato ordine dell'accusa piena autonomia nell'esercizio dell'azione penale nonché nello svolgimento delle indagini sulle notizie di reato che ad esso pervengano".

"Siamo consapevoli di dover considerare Lo stato della giustizia civile una vera e propria emergenza nazionale", dice Alfano annunciando "un piano ad hoc, un piano straordinario di smaltimento delle pendenze" civili.

"Riformare la giustizia serve all'Italia intera e serve farlo adesso senza indugi e senza tentennamenti", dice il ministro Alfano, concludendo il suo discorso e sottolineando che "il Paese non merita questa resa" e che il governo non intende "acquietarsi alla logica della conservazione". Il ministro sottolinea la necessità, tra l'altro, di procedere alla separazione tra pm-giudici.

"E' necessario - ricorda il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito usando le parole del capo dello Stato - che si fermi la spirale delle tensioni, non solo tra le parti politiche ma tra le istituzioni". In quest'ottica è "indispensabile che vi sia autocontrollo delle parti politiche nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono all'istituzione giudiziaria si attengano rigorosamente alla loro funzione".

Esposito dà inoltre il suo assenso ai provvedimenti legislativi che introducono tempi certi nel processo, a condizione che siano "adeguatamente potenziate" le risorse umane e materiali per realizzarli. Una riforma è necessaria, prosegue il procuratore generale, ma deve essere una "riforma condivisa, che non sia di corto respiro, equilibrata". Per l'alto magistrato "per realizzare la riforma occorre instaurare un dialogo franco e costruttivo: fondato su un sentimento di comune appartenenza".

 

'Ospiti d'onorè del tradizionale appuntamento, quest'anno, 22 neo-magistrati vincitori dell'ultimo concorso, a testimoniare la contrarietà della magistratura al divieto, per loro, di svolgere funzioni monocratiche, contenuto nelle recenti riforme dell'ordinamento giudiziario. Nessuna protesta prevista oggi da parte dei magistrati: rispettiamo il capo dello Stato, spiegano i rappresentanti dell'Anm, che invece per domani - quando l'anno giudiziario si aprirà nei 26 distretti di corte d'Appello - hanno deciso che abbandoneranno in massa le aule durante l'intervento dei rappresentanti del governo.

"La magistratura non è in conflitto con nessuno; noi non vogliamo lo scontro, diciamo basta ad un clima di aggressioni nei nostri confronti e chiediamo riforme nell'interesse di tutti, per l'efficienza del sistema", dice il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, ribadendo le ragioni della protesta di domani. "Sarà un gesto simbolico", spiega Palamara, per manifestare il "forte disagio dei magistrati".

Nella sede della Cassazione al Palazzaccio Berlusconi in attesa dell'inizio della cerimonia non perde occasione per raccontare una barzelletta in tema di giustizia. La storiella vede Dio preoccupato per la degenerazione che regna sulla terra. Quindi rimanda Gesù in 'missione'. Dopo 33 anni, però, suo figlio ancora non ritorna. Passa quache altro decennio e di Gesù nessuna traccia. "Dopo 100 anni - racconta il premier - si sente alle porte del paradiso un 'toc toc'. Dio apre: 'Papà esclamà Gesù. 'Figlio mio - è la risposta - cos'è successo?, ti aspettavo 60 anni fa". E Gesù spiega: 'Papà, sulla terra è successo di tutto, non c'è più la pena di morte e mi hanno dato l'ergastolo....'".

(29 gennaio 2010)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-01-30

Giustizia, oggi cerimonie in corti appello, la protesta dell'Anm

Ieri la Cassazione, oggi le 26 Corti di Appello. Si completa la tradizionale due giorni di cerimonia che apre il nuovo anno giudiziario in Italia. E protagonista, ancora una volta, non sarà solo la relazione di Procuratori Generali e Presidenti delle Corti italiane, ma anche la protesta dell'Associazione Nazionale Magistrati.

Una protesta che anche quest'anno l'Anm sta palesando con clamore, per manifestare il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza bollate come "distruttive" della giustizia, mentre mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza. E per dire basta ad "insulti e aggressioni", a cominciare da quelli del presidente del Consiglio. Come è scritto nel documento della Magistratura associata. I problemi di fondo sono comuni: mancanza di risorse, di personale, di mezzi e addirittura di sedi. I mali della giustizia si scontrano anche con una situazione di fatto che rende il lavoro dei magistrati particolarmente complicato.

Il popolo delle toghe protesta in tutta Italia, ma non a l'Aquila, per rispetto alla popolazione. Ovunque i magistrati hanno lasciato l'Aula quando parlavano i rappresentanti del governo. I magistrati milanesi che stanno assistendo alla cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario nel capoluogo lombardo, una settantina circa, hanno lasciato per protesta l'aula prima dell'intervento della rappresentante del ministero della Giustizia, Elisabetta Alberti Casellati. All'Aquila, dove partecipa il ministro della giustizia, Angelino Alfano, portano in mano il testo della Costituzione italiana. In particolare ad esporre il testo sono il presidente della Anm Abruzzo Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, sostituto procuratore della Repubblica di Pescara.

"Una riforma della Giustizia che portasse a mille novità, anche apprezzabili e condivisibili, ma non riuscisse a ridurre i tempi del processo non sarebbe una vera riforma. Una giustizia tardiva è una giustizia negata, nelle grandi emergenze come nelle piccole cose, per l'imputato come per la vittima, per il creditore come per il debitore". È una delle considerazioni fatte dal presidente della Corte d'Appello di Roma Giorgio Santacroce nella relazione sull'amministrazione della giustizia nel Distretto della capitale.

"Nella giustizia italiana - afferma Santacroce - non c'è mai stata pace, eppure non dovrebbe esserci una riforma più tecnica della riforma della giustizia e in particolare della riforma del processo sia esso civile o penale. Siamo tutti d'accordo - politici, avvocati e magistrati - che il processo debba essere di durata ragionevole e cioè che tra il momento in cui si propone una domanda di giustizia e quello della decisione debba intercorrere un lasso di tempo ragionevole". Per Santacroce "se l'Italia vuole restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni, uno dei temi da cui occorre partire è la riforma della giustizia, divenuta imperiosa e non più rinviabile: invocata da tutti, promessa e annunciata da anni, ma ogni volta sostanzialmente elusa".

Da Messina viene lanciato un allarme: siamo la città più cara d'Italia. È per colpa delle estorisioni che colpiscono sistematicamente ogni attività economica e commerciale. Lo spiega bene Nicolò Fazio, primo presidente della Corte di Appello, che punta il dito contro il pizzo diffuso imposto praticamente a tutti dalla criminalità organizzata: "Il taglieggiamento rappresenta un costo aggiuntivo che si trasferisce sui consumatori e nel contempo disincentiva la creazione di nuove imprese e il potenziamento di quelle esistenti".

30 gennaio 2010

 

 

 

Magistrati: "Sistema al collasso, basta contrasti"

Stop ai contrasti "non più tollerabili, tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica". E' questo il richiamo contenuto nella relazione del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, all' apertura dell'anno giudiziario, che inizierà in Cassazione alle ore 11.

"E' necessario - ha ricordato Esposito, usando le parole del capo dello Stato - che si fermi la spirale delle tensioni, non solo tra le parti politiche ma tra le istituzioni. E ha ritenuto indispensabile che vi sia autocontrollo delle parti politiche nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono all'istituzione giudiziaria si attengano rigorosamente alla loro funzione"

Via libera ai provvedimenti legislativi che introducono tempi certi nel processo, a condizione che siano "adeguatamente potenziate" le risorse umane e materiali per realizzare i tempi brevi. Lo sottolinea, nella sua relazione alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito.

Devono essere "accolte con favore tutte le iniziative - ha detto Esposito - volte a contenere la durata del processo entro termini ragionevoli, secondo i parametri indicati dalla Corte di Strasburgo". Il Pg ha ricordato iniziative parlamentari sia nell'attuale legislatura che nella precedente. "Senza entrare nelle soluzioni tecniche elaborate si deve affermare che ogni intervento in tale direzione, se non vuol restare sul piano di una mera enunciazione d'intenti e produrre guasti maggiori dei benefici auspicati, deve essere necessariamente preceduto da una radicale riforma strutturale dei sistemi sostanziali e processuali, oltre che da un adeguato potenziamento delle risorse umane e materiali".

STOP A CONFLITTI TRA PROCURE - "Soprattutto in talune realtà territoriali si ha la sensazione che taluni magistrati impegnino le loro energie a contrastarsi reciprocamente più che a contrastare la criminalità. Si tratta di esigue minoranze che, tuttavia, destano preoccupazione, anche perché la loro esistenza è sintomo di una negativa evoluzione di costume e mentalità". Questo il richiamo del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione per la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione, nel capitolo dedicato all'azione disciplinare nei confronti dei magistrati 'scorretti'.

GIUDICI PERBENE, MA ALCUNI INDEGNI - La "quasi totalità" dei giudici è costituita "da persone perbene, che esercitano le loro delicate funzioni con scrupolo, dedizione, spirito di abnegazione, con correttezza e disinteresse assoluti". Lo sottolinea il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, in un passaggio della sua relazione per l'apertura dell'anno giudiziario in Cassazione. Per quanto riguarda i comportamenti dei magistrati 'scorretti', il Pg invita a denunciarli, nella convinzione che così sia meglio per consentire alla stessa magistratura di "marginalizzare e, nei casi più gravi, espellere dal suo seno chi non è degno di svolgere l'altissima funzione della quale è investito". Nel 2009 la Procura della Cassazione - ricorda il Pg - ha formulato richiesta di nove misure cautelari nei confronti di giudici e Pm, dal Csm ne sono state accolte otto.

SISTEMA NON IN GRADO OFFRIRE GIUSTIZIA - "Occorre riconoscere che è il sistema nel suo complesso a non essere più in grado di rispondere alla domanda di giustizia. E ciò sia nel settore civile sia in quello penale. La pretesa punitiva dello Stato è vulnerata dall'intollerabile numero delle declaratorie di estinzione del reato per prescrizione. E la situazione civile è ancora più grave". Questo il grido d'allarme lanciato dal procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione. "L'imputato diventa vittima e la collettività paga i danni" osserva il Pg. E a ben vedere, prosegue, "oggi il problema della non ragionevole durata dei singoli procedimenti ha già ceduto il passo a quello, ben più radicale, del diniego di giustizia". Per questo il Pg chiede riforme urgenti per snellire i tempi della giustizia e assicurarla ai cittadini.

INTERCETTAZIONI INVASIVE MA UTILI - Le intercettazioni telefoniche e ambientali sono "certamente invasive e tuttavia utili per il contrasto a diversi fenomeni criminali", specie in un periodo "in cui il contributo dei collaboratori di giustizia si è sensibilmente ridotto". Lo sottolinea il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione per l'apertura dell'anno giudiziario in Cassazione. Il Pg segnala anche che le Procure hanno in modo "sostanzialmente convergente" abbattuto i relativi costi "previa assicurazioni di contratti con ditte private". Questi costi, aggiunge il Pg, si potrebbero ridurre "in modo consistente se le Procure disponessero di impianti adeguati".

DIFFICILE ATTUARE PACCHETTO SICUREZZA - Il 'pacchetto sicurezza' crea problemi "di particolare criticità" nella sua attuazione in alcune zone del Paese, come la Sicilia, la Calabria e la Puglia. Lo sottolinea il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario. Questa misura ha delle "ricadute sull'organizzazione del lavoro" per "l'introduzione di nuovi reati e nuove aggravanti, per l'aumento delle pene per determinate condotte e l'ampliamento dei casi di arresto, che si traducono in un maggior impegno, soprattutto per gli uffici requirenti, anche se é ancora da valutarne l'effettivo impatto".

AUMENTO RISARCIMENTI GIUSTIZIA-LUMACA - "E' proseguito nel 2009 il costante, progressivo aumento dei decreti di accoglimento della domanda di equa riparazione per violazione dei termini di ragionevole durata del processo". Questo l'allarme lanciato dal procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario in Cassazione. I decreti "sono stati ben 6.816, con un incremento di oltre il 9% rispetto ai 6.177 pervenuti nel 2008. In soli tre anni l'aumento è stato dell'84%". "Questi numeri - avverte Esposito - costituiscono solo la punta dell'iceberg dovuto ai tempi intollerabilmente lunghi della giustizia italiana".

TEMPI LUMACA Ci vogliono circa mille giorni affinchè una causa civile prenda il via in primo grado e la giacenza media varia a seconda delle aree del Paese: i tempi di attesa sono di 762 giorni nel nord, 954 nel centro, 1.172 nel sud e 1.079 nelle isole. Lo sottolinea il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone nella sua relazione per l'apertura dell'Anno Giudiziario in Cassazione. I tempi aumentano quando si tratta di processi di lavoro.

29 gennaio 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-01-30

Anno giudiziario: apertura nelle Corti d'Appello con la protesta dei magistrati

30 gennaio 2010

Cassazione: "Il Pg Vitaliano non ha mai parlato di processo breve"

Il presidente della Cassazione: c'è un abuso del processo (di Donatella Stasio)

Alfano: "Diminuita di un quarto la spesa per le intercettazioni" (di Nicoletta Cottone)

Venerdì la Cassazione, sabato le 26 Corti di Appello. Si completa la tradizionale due giorni di cerimonia che apre il nuovo anno giudiziario in Italia. E protagonista, ancora una volta, non è solo la relazione di Procuratori Generali e Presidenti delle Corti del Belpaese ma anche la protesta dell'Associazione Nazionale magistrati.

Una protesta che anche quest'anno l'Anm intende manifestare con clamore, per palesare a tutti il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza bollate come "distruttive" della giustizia, mentre mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza. E per dire basta ad "insulti e aggressioni", a cominciare da quelli del presidente del Consiglio. Come è scritto nel documento della Magistratura associata. I giudici iscritti all'Anm saranno presenti alle cerimonie con indosso la toga e con in mano una copia della Costituzione. Ma dalle aule di Giustizia i magistrati usciranno in massa per protesta quando prenderà la parola il rappresentante del governo.

Non è successo ieri in Cassazione, presenti Napolitano e Berlusconi, per rispetto alle massime Istituzioni e ai doveri costituzionali di lealtà fra Istituzioni. E non succederà, unico caso, oggi all'Aquila dove a prendere la parola è il Guardasigilli Angelino Alfano. Una distinzione, quest'ultima, decisa in segno di rispetto per una regione e un palazzo di Giustizia così dolorosamente colpiti dal terremoto.

30 gennaio 2010

 

 

 

Cassazione: "Il Pg Vitaliano non ha mai parlato di processo breve"

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30 gennaio 2009

La Cassazione cerca di sottrarsi alle letture politiche della relazione svolta ieri dal pg Vitaliano Esposito. "Con riferimento a notizie di stampa, relative all'intervento nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, si precisa - scrive in una nota il segretatrio generale della Suprema Corte - che il dottor Vitaliano Esposito, procuratore generale presso la Corte di Cassazione, non ha preso posizione in ordine alla polemica sul cosiddetto processo breve - espressione da lui neanche utilizzata - ma ha sostenuto che l'azione penale deve pervenire ad una decisione definitiva nel rispetto dei canoni di un giusto processo il quale, come tale, deve essere anche di ragionevole durata".

30 gennaio 2009

 

 

 

Il presidente della Cassazione: c'è un abuso del processo

di Donatella Stasio

30 gennaio 2010

Il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone (Infophoto)

Anno giudiziario: l'inugurazione nelle Corti d'Appello fra le proteste dei magistrati

Alfano: "Diminuita di un quarto la spesa per le intercettazioni" (di Nicoletta Cottone)

Incredibile ma vero: i giudici italiani sono tra i più produttivi d'Europa (bissano spagnoli, francesi, tedeschi, superano di 50 volte gli inglesi e gli ermellini della Cassazione sono secondi soltanto agli svedesi); eppure, i nostri processi sono più lenti che in Gabon o a Sao Tome (1.210 giorni per il recupero di un credito, quattro volte più che in Francia e sei volte il tempo impiegato in Corea).

Qual è, allora, il problema della cronica crisi della giustizia? "Il problema principale – dice il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, alzando lo sguardo verso la platea (in prima fila ci sono il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il premier Silvio Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, il ministro della giustizia Angelino Alfano e quello per la pubblica amministrazione Renato Brunetta) - è solo in parte nella quantità di risorse, scarse e di scarsa qualità " (la spesa della giustizia per abitante è scesa da 134 euro nel 2008 a 122 nel 2010); "il "problema principale", continua Carbone, "è nell'abuso del ricorso al processo, nella mancanza di filtri all'abnorme quantità di contenzioso (10 volte superiore a quello dei partner europei), nel numero eccessivo di avvocati (230.000, ovvero 26,4 per ogni giudice, mentre in Francia il rapporto è 7,1, in Germania 6,9, in Inghilterra 3,2), nella mancanza di alternative (sinora) al ricorso al giudice".

"Serve più professionalità, capacità organizzativa, rigore, autodisciplina e riservatezza da parte dei magistrati", aggiunge il primo presidente (che in precedenza aveva stigmatizzato "la partecipazione di giudici ai talk show televisivi", guadagnadosi un "Bene, giusto!" di Berlusconi); ma, prima ancora, "serve un disegno organico e di ampio respiro" di riforme ("non dettate dalla cronaca ") per ridurre la domanda. "Senza questo disegno" è difficile pensare che "per legge" si possa "imporre" un processo "breve ed efficace ".

È stato questo l'unico riferimento – indiretto – al "processo breve" contenuto nelle 211 cartelle della relazione di Carbone, applauditissima dentro e fuori l'Aula magna del palazzaccio, dove ieri si è aperto l'anno giudiziario 2010. Una relazione zeppa di dati (tratti da documenti internazionali o elaborati per lo più dall'ufficio statistiche e del massimario della Cassazione) che fotografano a tutto tondo la "crisi" della giustizia, con il "colossale arretrato" della giustizia civile da smaltire ricorrendo a un "piano straordinario "; con le sue lungaggini, costate finora allo Stato 150 milioni di risarcimenti, senza contare il debito pregresso di 117 milioni (di qui "l'auspicio che la riforma della legge Pinto possa quanto prima diventare legge"); con la sua "ottocentesca geografia giudiziaria" che "contrasta con i principi di buona organizzazione degli uffici pubblici" (Berlusconi e Alfano abbassano lo sguardo) e che impone un "riordino" perché "non sono sostenibili 93 Tribunali (circa il 56% de totale) con meno di 20 magistrati".

Rincara la dose il Procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito, che parla di "denegata giustizia" per i tempi "intollerabilmente lunghi" della giustizia, soprattutto civile, e sollecita un "adeguato potenziamento" dei Tribunali, con uomini e mezzi. In questo quadro, aggiunge, ben vengano (anche se sarebbe meglio "evitarli") provvedimenti che introducono "una rigida temporizzazione dei processi".

Carbone e Esposito spazzano via molti alibi. E tuttavia raccolgono il plauso unanime di magistrati e avvocati, ma anche dell'opposizione e della maggioranza, che legge nelle parole dei vertici della Cassazione un'apertura al "processo breve". Berlusconi non commenta, ma, seduto nell'Aula dove tra 25 giorni si celebrerà il processo a David Mills (da cui dipende anche la sua sorte), si limita ad ascoltare e a scambiare, di tanto in tanto, una battuta con Schifani e qualche sguardo con Alfano.

Il ministro prende la parola dopo il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che aveva riaffermato il diritto-dovere del Csm di "salvaguardare" i magistrati da "intimidazioni e interferenze " e aveva ribadito la "collaborazione" del Consiglio a "buone riforme". Alfano, però, è durissimo: ringrazia ancora Napolitano per la sua "saggezza" e Berlusconi "per le riforme" varate, aggiungendo che "il governo non intende acquietarsi alla logica della conservazione", perché il Paese "non merita questa resa ". Ergo: si faranno anche le riforme costituzionali, a cominciare dalla separazione delle carriere. In platea applaudono - chi più, chi meno, con convinzione e Berlusconi lo cerca con lo sguardo e gli sorride.

30 gennaio 2010

 

 

 

 

 

ITALIA

ILSOLE24ORE.COM > Notizie Italia ARCHIVIO

Alfano: "Diminuita di un quarto la spesa per le intercettazioni"

di Nicoletta Cottone

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20 gennaio 2010

"Dai nostri archivi"

Alfano: "La spesa per le intercettazioni è fuori controllo"

Alfano: "Faremo la riforma, nel civile è emergenza nazionale"

Vuoti in procura: magistrati pronti allo sciopero Alfano: "Fatto gravissimo"

Il ritorno di Berlusconi: avanti sulla giustizia, aspettando le regionali

Processi brevi, l'Anm accusa: "Il 50% in prescrizione". Alfano: "Clamoroso abbaglio"

 

Il ministero della Giustizia, nel 2009, grazie anche all'istituzione di un'unità di monitoraggio, è riuscita ad abbattere la spesa delle intercettazioni del 25/30%, "senza incidere sulla qualità". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso della sua relazione annuale sull'amministrazione della giustizia al Senato. Il Guardasigilli, che auspica una "rapida e definitiva approvazione" del ddl sulle intercettazioni, ha ricordato che il sistema delle intercettazioni fino all'anno scorso era "sostanzialmente fuori controllo" e che a ottobre 2008 il debito nei confronti delle società fornitrici del servizio dal 2006 era "pari quasi a 500 milioni di euro".

Il 28 gennaio a Reggio Calabria il piano antimafia. Il 28 gennaio a Reggio Calabria, ha detto il ministro, sarà varato un nuovo piano antimafia "che comprenderà alcune misure organizzative e amministrative ed altre di rango legislativo".

La giustizia italiana è in crisi. "La giustizia italiana é in crisi, ma per esprimere questo giudizio e formulare questa diagnosi non era necessario pronunciare oggi questa relazione. Sono qui a dirvi non solo la diagnosi ma la nostra terapia", ha detto Alfano. "L'azione che ho avviato rispetta tre linee essenziali: l'adozione di misure organizzative, innovazioni legislative in materia sia ordinamentale che procedurale e previsione di un programma di impegni per il 2010". "La lentezza dei processi - ha detto il ministro - è un nemico insidioso che però si può vincere", rilevando che "il Governo ha gli strumenti per farlo". Il ministro ha ringraziato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "per la saggezza che ha avuto modo di dimostrare nell'intervenire sulla delicata materia della giustizia mostrando equilibrio istituzionale".

Ci sia convergenza sul dl sedi disagiate. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha auspicato che sul decreto sulle sedi disagiate ci sia, al momento del voto finale, "una più ampia convergenza". Alfano ha annunciato che in commissione giustizia della Camera era stato appena approvato "con una larga maggioranza" un emendamento dell'opposizione riformulato dal governo. "Auspico che ci sia una convergenza più ampia anche al momento del voto finale".

Separare le carriere. "Per ottenere risultati duraturi - ha detto il ministro - non basta un'azione di tipo ordinario, occorre procedere alla riscrittura di alcune fondamentali e strategiche regole costituzionali che, ferma la indipendenza e autonomia della magistratura, attribuiscano al giudice il ruolo centrale nell'esercizio della giurisdizione e garantiscano a un separato ordine dell'accusa piena autonomia nell'esercizio dell'azione penale nonché nello svolgimento delle indagini sulle notizie di reato che a esso pervengano".

Ripensare struttura e funzioni del Csm. Va "ripensata adeguatamente" la "struttura, la composizione e la funzione del Consiglio superiore della magistratura - ha detto Alfano - ben oltre l'esigenza di innovarne il sistema elettorale, che può essere modificato con legge ordinaria".

La foto della situazione giustizia nel Belpaese. Ecco le cifre chiave di Alfano che fotografano la situazione della giustizia in Italia: 5.625.057 Sono i procedimenti civili pendenti, con un aumento del 3% rispetto al 2008; 3.270.979. Quelli penali con una riduzione modesta rispetto all'anno precedente; 65.067 i detenuti di cui 24.252 stranieri si trovano reclusi nelle 204 strutture penitenziarie del nostro paese. Il ministro ha anche ricordato che sono 20.959 i minorenni segnalati segnalati all'autorità giudiziaria. "Questa enorme mole di lavoro - ha detto Alfano - non ha eguali nei paesi dell'Unione europea viene gestita da 9.080 magistrati togati, 3.513 giudici onorari, 40.456 unità di personale giudiziario, 1.399 addetti al settore minorile, 46.662 dipendenti dell'amministrazione penitenziaria".

Arrestate 942 persone per stalking. L'autorità giudiziaria ha già accertato nei primi mesi di vigenza della nuova normativa sullo stalking (dl 23 febbraio 2009) "5.153 Delitti, con l'arresto per il reato in oggetto di 942 persone". Alfano ha precisato che si "tratta di cifre finora non pubbliche".

 

In arrivo un piano per lo smaltimento dell'arretrato civile. Il ministro della Giustizia proporrà al Consiglio dei ministri un "piano straordinario di smaltimento dell'arretrato civile". Il primo è al primo posto fra i 14 impegni che il governo si assume per il 2010 "soltanto con l'alleggerimento delle norme fardello dei procedimenti arretrati sarà possibile ottenere concreti

benefici dalla riforma del processo civile". Alfano ha detto che nel 2008 su 4.826.373 procedimenti sopravvenuti, quelli esauriti sono stati ben 4.605.551, con un saldo negativo

di circa 220mila processi. "Il vero problema da risolvere è quello dell'eliminazione dell'arretrato".

In Abruzzo ricostruzione in 47 giorni di una nuova sede. Il Guardasigilli ha rivendicato "gli straordinari risultati" ottenuti in Abruzzo. "Per la prima volta in epoca repubblicana - dice nella relazione sullo stato della Giustizia al Senato - si sono resi contemporanemante inutilizzabili tutti gli uffici giudiziari del distretto" abruzzese. Il ministero "con uno sforzo eccezionale, in soli 47 giorni, ha messo in opera una nuova sede interamente cablata e informatizzata. Si é restituito il servizio giustizia a un'intera regione". Alfano sarà il 30 gennaio all'Aquila per l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

20 gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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